Pino Maniaci non è, probabilmente, uno stinco di santo. Si faticherebbe a immaginarlo con l’aureola da cherubino. Noi di livesicilia lo sappiamo. Ogni volta che torna alla ribalta – lo ha fatto in queste ore svelandoci in esclusiva la notizia del piano per eliminarlo concepito da alcune famiglie mafiose – si tocca un nervo scoperto. Si dividono equamente gli amici e i nemici. Coloro che considerano Maniaci un martire di Santa Antimafia e coloro che lo ritraggono alla stregua di un furfante. La figura del giornalista col baffetto è oggetto di passioni contrapposte. E’ la stampa, bellezza. Siccome non ci sottraiamo alla contesa, ecco come la pensiamo in proposito.
1.Pino Maniaci non è un mostro né un arcangelo. E’ un cronista che racconta il suo territorio con ardimento, idealismo, calcolo e spregiudicatezza, talvolta piegando le regole della deontologia a suo piacimento. Ma le regole della deontologia sono carta straccia dietro l’ipocrisia di molte testate ben più accreditate di Telejato. Come incolpare il molto piccolo, se prima non denunciamo il molto grande?
2.Il giornalismo di Pino Maniaci è sgangherato e nessuna scuola rispettabile lo insegnerebbe. Ahimè, chi scrive diffida di tante scuole rispettabili che insegnano propriamente a rispettare le ville con piscina del potere. Resta un fatto: a suo modo, l’uomo col baffetto è l’unico ad approfondire certi temi caldi, con una certa visibilità, a casa sua. Ed è diventato, con i suoi scarsi mezzi e con la sua discutibile prassi, il simbolo dell’antimafia. E rischia la pelle in una zona ad alta densità mafiosa. Il problema, dunque, non è lui. Semmai questo particolare ci interroga in modo pressante sulla qualità del giornalismo d’inchiesta doc e della stessa antimafia accreditata. Se le rispettive bandiere, nell’immaginario collettivo di quelle parti e non solo, sono ascrivibili esclusivamente a Pino e alle sue truppe, significa che né l’uno (il giornalismo d’inchiesta), né l’altra (l’antimafia militante) godono di buona salute.
3.Tutti i punti di vista sono legittimi. Abbiamo apprezzato l’intervento di Enzo Bonomo che non rinnega le ragioni del suo dissidio da Maniaci, eppure, in questa circostanza, si schiera dalla sua parte. L’importante è che ci sia chiarezza. Forse i Maniaci della verità e dell’informazione sono indigesti. Ma i professionisti della bugia – quelli che oggi accusano qualcuno e domani si presentano al suo funerale, rivendicando decenni di amicizia – risultano francamente insopportabili. R.P.
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