I pescatori e l'Isis: | "Viviamo nel terrore" - Live Sicilia

I pescatori e l’Isis: | “Viviamo nel terrore”

L'Isis e la paura dei pescatori (fotomontaggio)

Il Califfato è in Libia, a trecentocinquanta chilometri dalle coste di Lampedusa. L'Isis vuole incendiare il Mediterraneo. E la paura serpeggia.

Lampedusa
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PALERMO – In una lettera al premier Renzi e al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, il presidente del consorzio dei pescatori di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, chiede che venga dichiarato lo stato di calamità. “Vi sembrerà strano, ma noi siamo veramente preoccupati per noi e per le nostre famiglie – scrive Martello -. Da quando l’Isis è arrivato in Libia, da quando il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha lanciato l’allarme sull’avvicinamento dei terroristi e da quando il ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha dichiarato di aver già pronti 5 mila militari non siamo più tranquilli in mare”. “L’assalto alla motovedetta della Guardia costiera, gli inviti a cambiare repentinamente zone di pesca da parte delle autorità locali (non più verso sud in direzione delle coste libiche ma verso nord) – prosegue Martello – ha portato ad un impoverimento del pescato che si ripercuotono negativamente sulle famiglie dei pescatori. Abbiamo il timore di essere abbordati dai terroristi e dai trafficanti di uomini, non si può vivere con l’incubo di non ritornare più a casa. Abbiamo bisogno di essere protetti e difesi, ma per lavorare abbiamo anche bisogno di stare tranquilli in un Mediterraneo che diventa ogni giorno polveriera del mondo”.

E conclude: “La nostra richiesta scaturisce anche dai disastri provocati dal salvataggio dei migranti, dall’operazione ‘Mare Nostrum’ e ‘Triton’ che da un lato hanno salvato vite umane, ma dall’altro hanno riempito i fondali antistanti l’isola di Lampedusa di carrette del mare, gommoni e da materiale vario che rendono il nostro mare impraticabile. Questi sono solo alcuni dei gravi problemi che affliggono la nostra marineria e le nostre isole, quest’ultime utilizzate dall’Europa e dall’Italia soltanto per nascondere il fallimento relativo ai flussi migratori”.

(Fonte ANSA)


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