I "pizzini" nelle pompe di benzina |e gli stipendi della famiglia Graviano - Live Sicilia

I “pizzini” nelle pompe di benzina |e gli stipendi della famiglia Graviano

I pizzini

La guardia di finanza ha analizzato i "pizzini" ritrovati nei distributori di benzina sequestrati, perché ritenuti nella disponibilità di Giuseppe e Filippo Graviano, e ha scoperto la contabilità interna del clan che distribuiva i proventi fra le mogli, la sorella e il fratello di Giuseppe e Filippo Graviano.

Uno dei pizzini sequestrati

PALERMO – Loro sono sepolti al 41 bis ma il loro potere è ancora forte, soprattutto dal punto di vista economico. Il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Palermo ha sequestrato e analizzato i “pizzini” trovati nei distributori di benzina, che le indagini riconducono nella disponibilità dei Graviano, e ha scoperto come la famiglia di sangue – Nunzia “a picciridda”, il fratello benedetto e le mogli – di Giuseppe e Filippo Graviano continua a essere ben stipendiata. La prova è nell’informativa depositata ieri dal pm Dario Scaletta che si sta occupando del procedimento patrimoniale a carico di quelli che ancora oggi sono considerati i capi della famiglia mafiosa di Brancaccio.

Al distributore Agip di viale Regione siciliana, altezza via Oreto, a Palermo, sono stati sequestrati cinque “pizzini” contenuti in una scatola di metallo. Le indagini dicono che 4mila euro spettavano a Rosalia Galdi, detta “Bibiana”, moglie di Giuseppe Graviano (“4000 bib.”). Mentre altri 4mila spettavano alla moglie di Filippo Graviano, Francesca Buttitta (“4.000 F.”). A Nunzia Graviano, “a picciridda”, la sorella, invece, toccavano 5mila euro (“4.000 picc+1.000”). A Benedetto Graviano, l’altro fratello, andavano invece mille euro (“1.000 Ciccio Benni”).

Ma non ci sono uscite senza entrate. E quindi ecco che nella contabilità, ricostruita dai pizzini, ci sono gli incassi dei distributori. “2.500 Enzo” era segnato, per le indagini, per quanto riguarda il distributore di carburanti di viale Regione. Poi “2.500 Ip Leonardo”, a indicare l’impianto di via Leonardo Da Vinci, e “500 Scalia” dal nome della piazza. Ancora “1.750 +sig. Enzo”, “Angelo Esso 2.500 ok” e “Ip 2.500 ok”, a indicare, secondo le indagini, i proventi dalla gestione degli impianti da parte di Angelo Lo Giudice e Mario Bompasso.

E, sotto la dicitura “tot. 10.275 dell’Agip ok”, c’è l’ulteriore spartizione: 3.875 destinati alle consorti di Giuseppe e Filippo Graviano (“3.875+F” e “3.875+B”). In un ulteriore “pizzino” scovato dalla finanza c’è un altro rendiconto, del tutto uguale agli altri. Quattro mila euro ciascuno a favore delle mogli dei fratelli Graviano e mille euro per Benedetto.

In un altro “pizzino” sono state trovate anche le mesate date alle famiglie dei carcerati. Come quella che sarebbe pervenuta a Maria Anna Di Giuseppe, moglie di Giuseppe Faraone che si trova in carcere (“1.500”) e i mille euro che sarebbero stati dati ad Antonietta Lo Giudice, moglie di Giorgio Pizzo,


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