PALERMO – Digitalizzare l’amministrazione regionale costerà oltre 40 milioni, di questi, circa cinque milioni dovrebbero servire per realizzare nuovi siti regionali. A tanto ammontano gli stanziamenti indicati nel piano triennale dell’informatica 2018/2020 approvato qualche settimana fa dal governo regionale. In particolare, per il nuovo sito istituzionale della Regione sono stati stanziati oltre 2 milioni mentre è pari a 3,4 milioni lo stanziamento per la realizzazione del nuovo portale del turismo siciliano. A chi andranno i soldi? Ancora non è certo. E’ sicuro invece a chi non andranno: di Agenda digitale non si occuperà Sicilia digitale (se non per qualche intervento secondario). Un apparente controsenso: la società dell’informatica della Regione, insomma, non “toccherà palla”. Del grosso degli interventi si occuperanno alcuni giganti. “Ma noi saremmo stati in grado di farlo, e a costi inferiori” sussurrano dall’azienda regionale.
L’ombra dei giganti sull’Agenda
Per quasi la totalità degli investimenti saranno utilizzate le risorse dei fondi europei. Gli interventi saranno realizzati quindi attraverso gli operatori già selezionati da Consip nei lotti delle gare per i servizi informatici. Nel caso della convenzione Consip Spc Cloud, a cui il piano fa riferimento, così, è già possibile sapere chi realizzerà le opere. Infatti, salvo che le commesse non siano esaurite, stando a quanto si apprende dal sito di Consip, i fornitori dei servizi dovrebbero essere, per un lotto, Telecom Italia con Poste Italiane, Postel, Postecom e HPE Service Italia; per un altro lotto Finmeccanica Spa alla guida di una rete di cui fanno parte IBM Italia, Fastweb e Sistemi Informativi; degli altri due lotti dovrebbe occuparsi la rete d’imprese guidata da Almaviva con Almawave, Indra Italia e PricewaterhouseCoopers Advisory.
I progetti dell’Agenda
Scorrendo le pagine del capitolo dedicato al progetto della “Regione Digitale” si scopre così che nei prossimi tre anni dovrebbero essere realizzati una serie di investimenti che incidano su tutta l’amministrazione regionale. È prevista l’evoluzione del sistema contabile (il cui costo non è stato ancora preventivato), lo sviluppo digitale e l’accessibilità del patrimonio museale (oltre 2 milioni di stanziamenti), la trasformazione digitale della biblioteca centrale della Regione Siciliana e del museo “L. Pirandello” di Agrigento (1,1 milione). Sarà creato poi un portale per gestire i fondi da erogare agli enti locali (1,4 milioni), uno sportello unico per le attività produttive (1,8 milioni) e un altro per i titoli edilizi abitativi della Regione (per oltre due milioni). Infine nasceranno dei sistemi per la gestione e il monitoraggio della mobilità regionale (3 milioni di stanziamento) e del ciclo dei rifiuti (stanziamento di circa 12 milioni).
I portali d’oro
Circa cinque milioni sono stanziati per realizzare i nuovi siti della Regione. Il sito istituzionale della Regione, infatti, che di recente è stato sottoposto a un restyling avrebbe ancora numerose criticità. Il nuovo sito dovrebbe insomma somigliare a quello dei Ministeri, capace di consentire i pagamenti attraverso Pago Pa e di essere accessibile attraverso la Spid, la identità digitale dei cittadini.
Il nuovo portale del turismo dovrà superare gli stessi problemi legati alla “anzianità” dei siti attuali e dovrà assicurare la diffusione di “dati del ‘sistema turismo’ (siti turistici, strutture ricettive, eventi, manifestazioni, analytics sulle visite, beni ed eventi culturali dell’intera regione, etc)”.
A Sicilia digitale i progetti secondari
Come detto però gran parte della fetta di risorse stanziate non è rivolta a Sicilia Digitale ma alle aziende vincitrici delle gare Consip. Alla società in house (che ha quindi come unico fornitore la Regione siciliana), stando a quanto al momento è stato deciso, toccherà la realizzazione del portale degli Asu e dei Pip per 233mila euro e di quello per le gare telematiche della Centrale unica di committenza per 116mila euro. “La decisione di quali interventi destinare a Sicilia Digitale e quali invece far operare all’esterno è stata fatta dall’Agenzia regionale per l’innovazione digitale – ha spiegato l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao che sta promuovendo gli investimenti digitali della Regione – immagino che la scelta sia stata fatta in relazione alla valutazione delle capacità dell’azienda, per alcuni interventi ci vorrà un know how che Sicilia Digitale non ha. E d’altronde – ha concluso – nessuna Regione ha affidato tutti gli interventi alla sua società in house”.
Il vicepresidente della Regione, contattato da Live Sicilia, ha anche spiegato la scelta di ricorrere alle convenzioni Consip. “La scelta generale – ha detto – è contenuta nell’agenda digitale approvata l’anno scorso. Abbiamo trovato un drammatico ritardo di fronte al quale abbiamo pensato che se avessimo bandito le gare ci saremmo trovati di fronte al rischio poi di rimanere bloccati. Dato che dobbiamo affidare gli appalti entro il 2020 per riuscire a rendicontare fra il 2022 e il 2023 – ha continuato Armao – abbiamo scelto di affidarci a Consip che ha già selezionato gli operatori economici. D’altronde, dato che ci troviamo davanti ad appalti di grosse dimensioni probabilmente il risultato sarebbe stato quello di ritrovarci gli stessi operatori selezionati da Consip ma con un maggiore aggravio di procedure”:
Sicilia digitale: “Siamo stati ignorati”
“Forse però con noi la Regione avrebbe risparmiato”. Da Sicilia Digitale, che ha sede nello stesso palazzo dell’Agenzia per l’innovazione tecnologica, la struttura regionale che ha deciso di affidarsi a Consip, arriva un po’ di delusione e preoccupazione. “Ci saremmo aspettati – sussurrano dall’azienda – un maggiore coinvolgimento. Se non nella fase di realizzazione, quantomeno in quella della progettazione”. La società ancora oggi è al centro di un contenzioso milionario con gli ex soci privati. Uno degli elementi che forse ha sconsigliato alla Regione nuovi affidamenti, nonostante quelle vicende oggi non sembra possano influenzare le nuove commesse. Pochi anni fa, durante la guida di Antonio Ingroia, è stata “salvata” dalla chiusura con tanto di ri-assunzione della maggior parte dei dipendenti. “Se siamo in grado di fare quello che è previsto in Agenda digitale? Certamente, lo siamo. Anche perché, oltre alle nostre condizioni standard possiamo utilizzare anche degli strumenti ‘elastici’, come le convenzioni. Una cosa però è quasi certa – spiegano dalla società – se la Regione si fosse rivolta a noi avrebbe risparmiato un po’ di soldi”. E così, ecco fare capolino la preoccupazione: l’azienda rischia di fare la fine di altre società regionali (vedi ad esempio Sviluppo Sicilia), nate per “servire” una Regione che poi si è rivolta all’esterno? Intanto, ecco servito il paradosso: l’azienda siciliana del digitale non si occuperà di Agenda digitale.