PALERMO – La storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rivive attraverso i gesti, le movenze, i colori e le venature dialettiche dei pupi antimafia. Al centro della scena, dunque, non più le storiche marionette con corazza e mantello tratte dai poemi del ciclo carolingio, ma uomini comuni che con le loro idee hanno rivoluzionato i modi di fare e di pensare di un intero Paese. A poche ore dal ventunesimo anniversario della strage di via D’Amelio, l’associazione culturale marionettistica popolare siciliana ha così ben pensato di mettere in scena lo spettacolo nel quartiere di Brancaccio presso l’Auditorium comunale “Giuseppe Di Matteo”.
Un quartiere spesso considerato sinonimo di mafia dove il 15 settembre del 1993 padre Pino Puglisi venne ucciso davanti il portone di casa. “Questo progetto nasce diversi anni fa con la voglia di raccontare storie di uomini che si sono battuti per un ideale, per la Sicilia e l’idea di inscenare lo spettacolo proprio qui a Brancaccio ci ha da subito allettato – spiega Angelo Sicilia, drammaturgo palermitano e promotore dell’iniziativa -. Abbiamo tolto le armature ai nostri pupi e abbiamo iniziato a raccontare le storie degli eroi che hanno combattuto la mafia a costo della loro vita”. Un segnale forte e un monito per le nuove generazioni. Tanti, infatti, i bambini presenti all’evento che con occhi attenti e bocche spalancate hanno seguito l’evolversi della storia dei due giudici.
Presente allo spettacolo anche il vicepresidente della Commissione antimafia all’Ars, Fabrizio Ferrandelli che ha espresso grande gioia per la scelta del centro e pieno appoggio all’iniziativa: “E’ bello pensare che all’interno della nostra tradizione ci sia l’innovazione con gli eroi contemporanei siciliani che sono Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e così via e credo che sia questo il senso che dobbiamo trasmettere alla Sicilia e alle generazioni future – ha dichiarato Ferrandelli al suo arrivo -. La Sicilia è sì una terra di paladini, di Carlo Magno, Orlando, Rinaldo ma è anche la terra dei nostri eroi che hanno riscattato il nome di questa terra martoriata pagando con il sangue. E’ per questo che i loro gesti e le loro idee devono continuare a vivere ogni giorno, non solo durante gli anniversari”.
Un pensiero, infine, vola a don Pino: “Questo centro è stato il simbolo di una lotta semplice, di un parroco che non era un eroe – ha concluso il deputato -. Pino Puglisi voleva cose normali. Un campo di calcio per i bambini, una scuola, la parrocchia e che è diventato beato. La Sicilia è questa, non è terra di mafia. La Sicilia è terra della lotta e della resistenza alla mafia”.