PALERMO- E’ un tempo crudele in molti modi per chi sa leggere in profondità nelle sue pagine, senza fermarsi al sentimento dell’istantaneo. La crudeltà maggiore risiede negli ultimi respiri delle vite che il Covid spegne in ospedale, con il conseguente carico di lutto, reso atroce della solitudine. Ma poi ci sono altre separazioni che, per quanto non siano irrimediabili come la morte, producono una sofferenza che va ascoltata. Oggi i giovani dei licei del Gonzaga Campus di Palermo hanno espresso tutto il loro disagio per la riduzione degli incontri con i compagni e per la DAD. “La Sicilia, diversamente da altre regioni – come ricorda una puntuale nota stampa dell’istituto – a causa dei dati relativi ai contagi, è stata riconosciuta per due settimane zona rossa. Dalla prossima settimana, se l’Isola passerà in zona arancione, sarà consentita l’apertura parziale delle scuole in presenza con il 50 per cento o 75 per cento di didattica integrata”.
Tra i ragazzi, il giovane Mario, del IV liceo scientifico Stem (Scienze applicate) ha inviato una lettera al presidente della regione Nello Musumeci. “(…) Capisco che forse siamo stati considerati solo come studenti, ma prima di essere studenti, noi siamo ragazzi adolescenti. Abbiamo bisogno di stare con nostri coetanei per confrontarci, ridere, scherzare e avere una vita normale . Prima di fare tutte le riforme del momento, e prima di colorare l’Italia di rosso, arancio e giallo, io credo che dovreste aiutarci a dare un colore alle nostre giornate grigie, onorando così un diritto di fondamentale importanza: il diritto alla crescita“.
Parole semplici, riportate da quella nota, forse anche semplicistiche, nella complessità di una vita travolta dalla pandemia, tanto da lasciare perfino gli adulti senza risposte. “Si dice sempre che il valore delle cose le capisci quando ti vengono tolte – dice Emanuele Chiaramonte di 18 anni del liceo scientifico -. Il non potere andare più a scuola e il non potere vedere più i miei compagni e i professori mi ha fatto soffrire. Il non potersi incontrare e confrontarsi come prima è stato finora davvero una condizione di vita pesante perché si passano troppe ore davanti allo schermo. I social ci stanno aiutando a mantenere il rapporto con i nostri amici. Il ritorno a scuola lo vivo come una speranza personale di una possibilità molto positiva. Se avviene con le dovute condizioni di sicurezza è la realizzazione del nostro desiderio più forte”.
“Anche se in classe staremo con le mascherine – dice Cristina – sarà bello lo stesso sorridersi con gli occhi”
“La principale funzione della scuola oltre che educativa e soprattutto sociale – sottolinea Vitangelo Denora direttore del Gonzaga Campus -. Sono convinto che il desiderio forte dei nostri giovani sia quello di ritornare a scuola per tutto quello che essa rappresenta nella loro vita. Occorre pertanto che ritornino nel luogo significativo dove può essere dato spazio alla loro crescita personale. Adesso è arrivato il momento di ascoltare il loro grido perché stanno soffrendo ed il sacrificio che viene chiesto loro è grande. Bisogna certamente ritornare in sicurezza e le scuole si sono organizzate per garantire questo”. Parole che vanno, appunto, ascoltate, mentre tracciano il diagramma di un sentimento di appartenenza che sarebbe miope considerare appannaggio esclusivo della scuola. Perché è appartenenza alla vita.