AGGIORNAMENTO
“Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – si legge in una nota del Comune – conferma la decisione che valuterà e farà valutare soltanto dopo la nomina dei nuovi componenti del Collegio dei revisori da parte del Consiglio comunale (e questo per rispetto del ruolo istituzionale ancora rivestito dagli attuali componenti del Collegio) ogni azione volta ad accertare eventuali irregolarità e danni procurati alla Amministrazione comunale in riferimento a numerose e continue decisioni di approvazione assunte dall’organo di controllo oggi in scadenza nei riguardi della disastrosa gestione finanziaria della precedente Amministrazione comunale, oggetto, come è noto, di azioni e attenzioni della magistratura penale e contabile”.
“La quota eccedente della Tares versata dai cittadini nel 2013 dovrà essere restituita, si tratta di un atto di sana amministrazione, che riconosce l’errore fatto e risarcisce i cittadini onesti che pagano le tasse. Su tale scelta si potrà ricostruire il corretto rapporto tra città e la sua amministrazione”. Questo quanto dichiara Rosario Filoramo del Pd.
PALERMO – Una bocciatura a sorpresa che scatena malumori e innesca polemiche. Undici milioni di Tares dati di troppo alla Rap e che adesso potrebbero dover essere restituiti ai palermitani. Una spesa del personale che non contemplava anche Gesip. Un parere “non favorevole” da parte di un collegio dei Revisori dei conti in scadenza che non è certo il miglior viatico per il bilancio consuntivo 2013, che in teoria il consiglio comunale dovrebbe approvare entro oggi. Ecco il nuovo caso scoppiato a Palazzo delle Aquile, dopo che venerdì pomeriggio i Revisori hanno praticamente bocciato il rendiconto dell’amministrazione Orlando.
Una mossa che ha lasciato di stucco maggioranza e amministrazione dal momento che il consuntivo è una fotografia di quanto è già successo e non è quindi più modificabile e, a onor del vero, non era mai successo negli ultimi anni che un collegio (che ha funzioni di controllo) bocciasse un consuntivo. Sarà anche per questo che gli orlandiani hanno dato al parere un valore tutto politico. “In merito al parere reso dal Collegio dei revisori sul Rendiconto finanziario 2013 – hanno commentato in una nota congiunta il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Luciano Abbonato – non potendo essere contrari, i revisori hanno concluso il mandato ricevuto dalla passata amministrazione usando l’espressione ambigua “non favorevole”, che taluno potrebbe definire politichese, che non si addice ad un organismo di controllo contabile”.
I Revisori, eredità dell’epoca Cammarata, hanno già finito il loro mandato (scaduto il 19 maggio) e questa settimana andranno sostituiti, quindi (questo il ragionamento che a taccuini chiusi fanno molti a Sala delle Lapidi) il parere rappresenta un colpo di coda giunto al termine di un rapporto che non è mai stato idilliaco: basti pensare che i Revisori un anno fa avevano dato parere negativo anche alla nascita della Rap, provocando il forte disappunto della maggioranza che ha poi comunque approvato l’atto.
Ma al di là delle dietrologie, quello che resta è un parere negativo al rendiconto che la legge ha ormai parificato al previsionale e che quindi deve essere necessariamente approvato, pena lo scioglimento del consiglio comunale. Tante le criticità che i Revisori evidenziano, puntando il dito contro l’amministrazione Orlando non solo per aver fornito gli ultimi documenti (così scrivono i Revisori) solo giovedì 25, ritardando il rilascio del parere, ma anche (cosa ancor più grave) per non aver presentato tutti quelli richiesti specie sui disallineamenti delle aziende. Ma la maggiore criticità, che potrebbe avere effetti dirompenti, è quella degli 11 milioni per l’igiene ambientale. Lo schema G17 del Rendiconto dice infatti che il Comune ha incassato (o comunque avrebbe dovuto incassare) 118,9 milioni di euro dalla Tares per coprire al 100% il costo della Rap ma anche della pulizia caditoie di Amap, di Palermo Ambiente e in generale del servizio di igiene ambientale. Ma il gettito Tares e i soldi impegnati pareggiano solo grazie a una voce in particolare: 11 milioni di euro che però, secondo i Revisori, non erano stati impegnati per qualche spesa e che per questo devono confluire nell’avanzo di amministrazione vincolato perché la Tares avrebbe fruttato più introiti di quanto era necessario. Insomma, i palermitani avrebbero pagato di più del dovuto e quei soldi non potevano essere dati a Rap, ma andranno restituiti rendendo meno cara la Tari di quest’anno (così come prescrive per l’extragettito una legge del ’93 e così come Livesicilia aveva scritto lo scorso 13 marzo).
Antonino Maraventano, Francesco Vetrano e Fulvio Coticchio, partendo dai rilievi della Corte dei Conti formulati lo scorso anno, accusano piazza Pretoria di non aver loro sottoposto la relazione periodica sulle partecipate da inviare entro oggi alla magistratura contabile, di aver approvato in ritardo la manovra, di aver prodotto debiti fuori bilancio, di non aver approvato il piano di sviluppo delle aziende e i singoli budget, di non aver conteggiato la Gesip nelle spese del personale (per un totale di 14 milioni conteggiati tra i servizi strumentali). Quest’ultimo aspetto particolarmente significativo perché potrebbe far risalire il rapporto tra spesa del personale e spesa corrente, impedendo il ritorno alle assunzioni ventilato invece in queste settimane. E ancora la nota dolente dei disallineamenti con le partecipate: mancano all’appello i dati sui debiti nei confronti di Amia, Rap, Palermo Ambiente, Gesip, Gesap, Patto di Palermo e teatro al Massimo, mentre si registrano disallineamenti con Amap (7 milioni), Sispi (343mila euro), Amat (4,3 milioni), Amg (credito di 4,2 milioni vantato dall’azienda), Palermo Ambiente (l’azienda sostiene di avere un debito di 41mila euro e un credito di 340mila non riscontrabili per mancanza di documentazione) e Rap (7,5 milioni di crediti vantati ma dei quali non c’è riscontro). Omissione che, scrivono i Revisori, “appare più grave per Amia e Gesip per le quali a tutt’oggi non si ha alcuna notizia del dettaglio relativo all’esercizio precedente”. Il Comune, per legge, sarebbe obbligato a superare entro l’anno i disallineamenti ( in virtù del d.l. 95/2012) che però, mancando i dati di alcune aziende, non possono essere quantificati. C’è poi la mancanza di informazioni dettagliate sugli altri debiti di funzionamento, pari a quasi 300 milioni, che non consente un’esatta rappresentazione patrimoniale dell’ente.
“La bocciatura del Rendiconto 2013 da parte dei Revisori dei conti – dice il consigliere comunale del Pd Sandro Leonardi – è l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza di questa amministrazione. Molte delle criticità riscontrate dai Revisori sono le stesse che io ho più volte sollevato in consiglio comunale, il che dimostra semplicemente che avevamo ragione: dalla restituzioni di 11 milioni di Tares ai contribuenti ai disallineamenti delle aziende, passando per una spesa del personale abbassata non calcolando alcune voci per poter trovare posto a Gesip anziché assumere educatori e insegnanti con un concorso per poter aprire gli asili chiusi. Saremmo ingenerosi se non riconoscessimo che la colpa del disastro non è del sindaco Orlando, ma ora il primo cittadino non continui a fare come il medico pietoso e si assuma l’onere di pagare i prezzi politici di decisioni inevitabili invece di fare inutili promesse, venga in Aula e discuta insieme a noi di come realmente rimettere in piedi il Comune”. “E’ la conferma di quanto diciamo da mesi specie sulla Tares – dice Filippo Occhipinti, capogruppo Idv – il cui gettito era per noi sbagliato e che ora dovrebbe essere restituito ai cittadini. Altro che bilancio salvato dal default, inoltre il patrimonio comunale è stato abbandonato. E’ l’ennesima defaillance dell’assessore Luciano Abbonato e pertanto il sindaco dovrebbe sostituirlo prima che sia troppo tardi”.
CONTI DEL COMUNE Palazzo delle Aquile ha i conti in ordine: rispetta il Patto di stabilità, ha entrate correnti per 809 milioni e spese per 747, incassa più tributi rispetto al 2010 ma spende un po’ di più nel triennio e segna nel 2013 un avanzo di amministrazione di 71 milioni di euro, di cui 39,6 non vincolati ma che comunque il Comune, per legge, non potrà spendere. I residui attivi sono 1,2 miliardi, in diminuzione, ma di cui 127 milioni (fra i quali 32 di Tarsu) insussistenti; quelli passivi sono pari a 1,3 miliardi, in diminuzione, di cui 250 milioni insussistenti.
LE ENTRATE Rispetto alle previsioni, lo scorso anno il Comune ha incassato di meno (- 24,35%), ma anche speso di meno (- 24,03%). Diminuiscono rispetto al 2012 i trasferimenti dallo Stato (da 408 milioni a 293) e dalla Regione (da 150 a 121). Aumentano invece quelli da parte di organismi internazionali. I proventi del museo Pitrè si attestano a poco più di 600 euro, quelli delle biblioteche comunali poco sopra i mille; due milioni arrivano dai cimiteri e 110mila euro da teatri e musei. I servizi a domanda individuale, invece, incassano appena il 24% di quanto costano: i musei costano 2,2 milioni e incassano 100mila euro, gli impianti sportivi costano 3,6 milioni e incassano 500mila euro, l’ortofrutticolo costa 700mila euro e ne incassa 266mila, i cimiteri costano 4 milioni e ne incassano 2. Il Comune incassa 2,3 milioni dagli affitti (400mila euro in meno rispetto al 2012).
TASSE Il Comune ha incassato 5,4 milioni di Ici, 54 di addizionale Irpef, 6,7 di imposta sulla pubblicità, 124 di Tares (118,9 trattenuti e il resto allo Stato) e 20 di Tarsu, 6,6 di Tosap. In totale 338 milioni, due in più rispetto al 2012 ma 14 in meno rispetto a quanto si prevedeva (specie di Imup).
LE AZIENDE I servizi delle partecipate sono costati 354 milioni, contro i 347 del 2012 (16% del totale delle spese, senza considerare Amia). In particolare Amg è costata 10 milioni, Amap 8, Amat 34,5, Sispi 11, Palermo Ambiente 3,8. La Rap è costata 50 milioni, l’Amia (nella prima parte dell’anno) 60. I debiti verso le aziende sono pari a 116 milioni, di cui 4,6 verso Amap, 4,4 verso Amg, 102 verso Amat e 4,6 verso Sispi. Non pervenuti gli altri, anche se secondo i Revisori sarebbero nei debiti di funzionamento (pari a quasi 300 milioni).
LE SPESE Il Personale comunale costa da solo 257 milioni di euro, le attività dei vigili 49 milioni, le scuole 31,5, le iniziative culturali 10,4, territorio e ambiente 186, il sociale 62, il turismo 1,2 e lo sport 2,3, anche se si tratta di dati complessivi che comprendono tutte le spese. In particolare la spesa del personale comunale (8.162 dipendenti contro i 9.567 previsti in pianta organica) risulta calare: i comunali costano 216 milioni, il Coime 38, gli Asu 2,4 e gli Lsu 400mila euro, tutti pagati con fondi comunali (177 milioni), fondi statali (75) e regionali (4).
DEBITI FUORI BILANCIO Nel 2013 il consiglio ha riconosciuto 4,8 milioni di debiti fuori bilancio, contro i 15 del 2012. Ne rimangono fuori però altri 46 milioni, richiesti dagli uffici, di cui 19 in attesa di riconoscimento da parte del consiglio.