PALERMO – C’è un po’ di tutto. Spese alla buvette e al ristorante, oltra a rimborsi per tre colleghi deputati regionali. Rimborsi che in qualche caso riguardano la benzina, i collaboratori e persino le spese condominiali. Per questi motivi la sezione giurisdizionale della Corte dei conti, presieduta da Luciana Savagone, ha condannato l’ex capogruppo di Grande Sud e attuale consigliere del Cga Giambattista Bufardeci al risarcimento di oltre 65 mila euro.
È solo l’ultima delle sentenze contabili piovute sulla testa dei capigruppo di Sala d’Ercole della scorsa legislatura. Prima di Bufardeci, la condanna era arrivata anche per Francesco Musotto, Rudi Maira, Dino Fiorenza e Innocenzo Leontini. I fatti in questione, infatti, riguardano gli anni tra il 2011 e il 2012. In quegli anni, dicevamo, Bufardeci era il capogruppo di “Grande Sud”. È in quel periodo che, secondo i magistrati contabili, sarebbero state effettuate spese non giustificate e comunque non legate all’attività istituzionale, per la quale quegli stanziamenti sono esclusivamente finalizzati.
E così, ecco diverse spese che avrebbero ignorato quella finalità. A cominciare dagli oltre ventimila euro per “rimborso missioni, alberghi, ristoranti e taxi”. Queste spese, secondo la Corte, sono “prive della dimostrazione della pertinenza delle stesse con l’attività del gruppo parlamentare”, e “riguardano voci per le quali sono erogate ai singoli parlamentari indennità forfettarie”. Spese compiute “in diverse città italiane, anche talvolta fuori dalla Sicilia”, concernenti “ristorazione, frequentemente per più persone, soggiorni in diversi alberghi, parcheggi, acquisti di carburante e servizi di trasporto con aerei, taxi, altri mezzi pubblici e autovetture a noleggio”. La difesa di Bufardeci avrebbe replicato facendo riferimento a “riunioni o incontri di rappresentanza”. Una difesa troppo generica, secondo i giudici.
Spuntano poi altri 16 mila euro di spese di “rimborso all’onorevole Cimino”. Si tratta di “compensi per l’attività di giornalista, per consulenza web e per collaborazione occasionale per ricerche connesse alla pubblicazione di un libro”. Ma non solo. Quei soldi sarebbero serviti anche per “acquisti di servizi informatici e pubblicitari, servizi di telefonia fissa e mobile” e addirittura “oneri condominiali, spese postali e necrologi”. Anche in questo caso i legali di Bufardeci hanno precisato come queste attività fossero legate a quella istituzionale del gruppo. Un legame sul quale, secondo i giudici, i legali di Bufardeci non hanno “dato conto”.
Ammonta a oltre diecimila euro invece il danno erariale dovuto a spese per “rimborsi all’onorevole Incardona” anche lui in quegli anni nel gruppo di Grande Sud. Anche in questo caso le spese “peraltro non bene identificate” non sono state messe sufficientemente in rapporto con l’attività del gruppo. Ecco poi altri 8.605 euro di spese contestate come “rimborsi all’onorevole Mineo”. In questo caso la contestazione riguarda principalmente l’acquisto di carburante per due Audi. Vetture “a uso personale” secondo i giudici e per questo non rimborsabili con questi fondi. Infine, ecco le immancabili spese alla buvette dell’Ars: 9.781 euro. I deputati offrivano, insomma. A pagare, tanto, erano i siciliani.