CATANIA – Roberto Vacante ha scelto il rito abbreviato. Il boss santapaoliano al 41 bis è alla sbarra insieme a presunti sodali e prestanome (tra cui la moglie Irene Santapaola) nel processo Bulldog che lo scorso gennaio portò alla luce il sistema di affari illeciti e la rete di imprese messa in piedi dal marito della nipote del capomafia Nitto, definito dai pentito colui che “ricicla i soldi della famiglia Santapaola”.
“Abbiamo colpito la famiglia di sangue di Cosa nostra catanese”- il pm Rocco Liguori esordiva così a gennaio durante la conferenza stampa. Parole che servivano a definire il peso criminale di chi era finito (nuovamente) in carcere. E dopo quel blitz è anche finito in regime di carcere duro. Il boss avrebbe creato un gruppo di fidatissimi che eseguivano i suoi ordini. Salvatore Caruso, Giuseppe Massimiliano Caruso, Salvatore Di Bella e Santo Patanè sono accusati, infatti, di associazione mafiosa. Tra di loro solo Salvatore Caruso, coinvolto anche nel secondo capitolo dell’inchiesta che ha portato al sequestro del Pitti, ha scelto il rito ordinario. Processo abbreviato invece per Francesco Russo, accusato di concorso esterno. E’ lui l’uomo chiave dell’inchiesta: la Squadra Mobile avvia un attento monitoraggio dell’imprenditore e riesce a costruire l’intero organigramma capeggiato da Roberto Vacante.
Vacante aveva le mani in pasta in diversi settori: impianti sportivi, ristoranti e anche lidi balneari. Nel corso dell’udienza preliminare che si celebra davanti al Gup Currò sono state acquisite due note della Pg relative a due stralci di intercettazioni. La prima produzione è servita a riscontro delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, ex esponente dei Tuppi, che ha confermato la gestione diretta di Roberto Vacante del lido Satin Blu, finito sotto sequestro. La persona che avrebbe fornito l’informazione a Cavallaro è stato intercettato mentre conversava con Vacante proprio di questioni relative allo stabilimento balneare. Sono queste dunque le intercettazioni acquisite nel processo. A queste la difesa ha voluto aggiungere ulteriori documenti a cui il pm Rocco Liguori non si è opposto. Inoltre sono state prodotte le intercettazioni in carcere: la Squadra Mobile ha fatto scattare alcune attività tecniche per captare i commenti, le conversazioni e i colloqui dei detenuti pochi giorni dopo che sono scattate le manette. A gennaio sono finiti in carcere solo in cinque: Roberto Vacante, Salvatore Caruso, Giuseppe Massimiliano Caruso, Salvatore Di Bella e Santo Patanè.
Lo zoccolo duro del gruppo criminale si completa con Giuseppe Vacante e Danilo Di Maria (i due finirono ai domiciliari insieme a Russo). La presunta rete di prestanome si compone di Irene Santapaola (moglie di Vacante), Maria Santonocito, Mario Aversa, Pietro Musumeci, Pietro Bellino, Nunzio Giarrusso, Giuseppe Caruso, Nunzio Di Mauro, Alessandro Arcidiacono, Pietrina Culoso, Daniele Furnari, Angelo Lo Re, Letteria Picone, Fabio Antonio Plati e Ida Romeo.
A gennaio finirono sotto amministrazione giudiziaria le quote della società Sportitalia (già sequestrato dalla Dia), della “Parking Car srl, dell’impresa individuale Giarrusso Catering, della Satin Blu, del “The Bull Dog Camp società cooperativa” (da qui il nome dell’inchiesta), delle quote della Tiare srl, del ramo d’azienda dell’impresa individuale “Santonocito Maria” e del ramo d’azienda della società “La Rena Rent Car” che gestisce un ristorante. Questo il tesoro societario che avrebbe permesso alla famiglia Santapaola di riciclare denaro sporco da far fruttare per accrescere la forza economica del clan e per mantenere i detenuti.
Il processo Bulldog è stato rinviato al 19 ottobre: si ipotizza che alcuni imputati rilasceranno dichiarazioni spontanee o saranno esaminati dalle parti.