PALERMO – Due medici, il primo ha diagnosticato il tumore a Matteo Messina Denaro e il secondo lo ha operato. I loro verbali sono stati depositati al processo che vede imputato un altro medico, Alfonso Tumbarello, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Per mesi Tumbarello avrebbe scritto ricette e prescritto esami al latitante malato di cancro, sapendo esattamente, secondo i pm, chi fosse.
L’esame che svelò la malattia
Il capomafia trapanese seppe di avere il tumore che lo ha ucciso con una colonscopia effettuata il 3 novembre 2020 nello studio medico del dottor Francesco Bavetta, gastroenterologo ed endoscopista a Marsala.
Giacomo Urso, invece, è il chirurgo che operò il padrino ricoverato all’ospedale di Mazara del Vallo il 5 novembre 2020, entrato in sala operatoria il 9 e dimesso il 13. Le dichiarazioni dei due professionisti sono al vaglio del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Piero Padova e Gianluca De Leo.
Sono indagati per favoreggiamento. Al momento la loro iscrizione è un atto dovuto per verificare se davvero fossero all’oscuro della vera identità del boss.
“Non sapevamo che fosse lui”
Non hanno potuto negare di averlo visitato, ma entrambi hanno sostenuto di aver saputo solo dopo il suo arresto che il paziente in realtà era Matteo Messina Denaro.
“A noi si è presentato come Andrea Bonafede”, hanno detto due medici trapanesi interrogati dai magistrati di Palermo che stanno tentando di ricostruire la latitanza del boss. Andrea Bonafede è il geometra che ha prestato l’identità al padrino.
Di entrambi aveva parlato lo stesso capomafia di Castelevetrano nei suoi verbali dopo l’arresto. “Se non ricordo male, Bavetta si chiamava, a Marsala, però so solo il cognome”, disse Messina Denaro durante l’interrogatorio.
Dopodiché “siccome sapevo che c’era uno bravo a Mazara, Urso Giacomo, non mi ricordo, andai da lui. Lui vide la colonscopia, dice: ‘Ma qua dobbiamo operare immediatamente, perché sennò non si va più da nessuna parte’”.
Incrocio di cellulari
La trafila medica è uno dei temi caldi delle indagini ancora in corso. Il 3 novembre 2020 il boss ha saputo di essere malato. All’indomani Andrea Bonafede, operaio comunale e cugino omonimo del geometra, ha attivato una Sim card e l’ha inserita in un vecchio cellulare in passato usato dalla suocera e dalla madre. Ed è stata la Sim a mettere i carabinieri del Ros sulla strada giusta.
Hanno mappato il telefonino che il 5 novembre ha agganciato la cella in cui ricade l’ospedale di Mazara del Vallo. Stessa cosa avviene con la scheda del telefono in uso al geometra Bonafede.
Il 6 novembre i due cellulari erano ancora una volta vicini. È il giorno in cui Andrea Bonafede ha eseguito una visita in ospedale. In realtà si trattava di Messina Denaro. Tra i due cellulari c’erano parecchie chiamate in entrata e in uscita.
Dal 9 novembre i contatti si interrompono. Il 13 novembre Messina Denaro è stato operato la prima volta all’ospedale Abele Ajello, due mesi prima del secondo intervento alla clinica La Maddalena di Palermo.
Il 14 novembre fu attivata una nuova utenza, sempre intestata ad Bonafede, l’operaio, che il 18 novembre aggancia la stessa cella di quella intestata al geometra Bonafede. È andato a ritirare le ricette da Tumbarello a Campobello di Mazara.
L’autista
Dopo l’intervento Messina Denaro fece la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo dove fu arrestato nel gennaio 2024. Al suo fianco c’era Giovanni Luppino che addosso aveva un biglietto col nome di Bavetta, medico a cui l’autista del boss si era rivolto nel 2019 per alcuni suoi problemi di salute. È stato uno degli uomini più fidati del latitante che per anni ha condotto una vita normale.
I due, secondo quanto risulta dalle indagini, si conoscevano da anni ed erano vicini di casa a Campobello di Mazara dal 2007.