I volantini, una donna ferita: Palermo è il set del disonore

I volantini, una donna ferita: Palermo è il set del disonore

Una storia di maldicenze, di cattiverie e di violenza soprattutto contro le donne.

Siamo a Palermo, ma sembra di stare nel bar in bianco e nero di ‘Sedotta e abbandonata’, con il crocicchio di compaesani, fradici di ogni pettegolezzo, desiderosi di inzuppare le malelingue nel caffè delle presunte notizie di peccato altrui, per dimenticare la noia e il fallimento della propria vita.

La rivediamo quella piazza impaginata nel luogo comune dai magnifici caratteristi di una storia diversa, ma sempre con il sottofondo di parole pruriginose. Li ritroviamo, i concittadini di ogni maldicenza, mentre ridacchiano con una mano vezzosa davanti alla bocca. Quelli, di celluloide, nel film che narrava delle peripezie di Agnese Ascalone e Peppino Califano. Questi, in carne, ossa e Facebook, che si permettono – perché qualcuno, con una azione violenta, glielo ha, appunto, permesso – di dire qualcosa, qualsiasi cosa, alle spalle di una donna ferita.

Ed è un sintomo della privacy fatta a pezzi la circostanza che chiunque ha letto le prime righe abbia già capito che stiamo parlando dei volantini della vergogna, in via Sammartino, con vergognosissime illazioni su una signora, con l’indicazione di supposti – dall’autore dello sconcio – amanti della suddetta. Persone convocate e mostrate al pubblico, loro malgrado. Comunque – lo abbiamo già scrittonessuno ha il diritto di porsi domande indiscrete. Nessuno può vivisezionare le vite altrui. Non è davvero questo il merito del discorso, né lo sarà mai. Il punto sta nell’oscurità di un atto virulento. E’ violenza, anche e soprattutto contro le donne.

Non sottovalutiamo affatto la sofferenza personale e familiare di quegli uomini. Anzi, la sottolineiamo. Uno di loro l’ha raccontata a LiveSicilia.it: “Non ho mai avuto nessuna relazione con la signora (…). Ma sono cose che ti colpiscono con durezza, la tua privacy è violata. In un attimo, sei sulla bocca di tutti, con la tua vita messa in piazza”.

A nessuno, al tempo stesso, sfuggiranno gli stereotipi, il luogo comune osceno, il maschilismo orrendo e tutto un armamentario a cui quel manifesto allude come coronamento sordido. ‘La donna e i suoi amanti’. Vecchi vizi, di un vecchissimo costume mentale. Se un uomo colleziona storie – vale come concetto generico, non nell’applicazione concreta della vicenda – potrà avere, con il resto, strizzatine d’occhio compiaciute per ringalluzzirsi. Gli amori delle donne – concetto generico, non applicato etc etc… – finiscono immancabilmente sulla catasta di un rogo tetro e moraleggiante.

Ecco l’abominevole sottinteso oggettivo, più probabilmente ricercato. Ecco il senso più o meno nascosto e facilmente immaginabile di molte chiose, più o meno trapelate, cose brutte, a contorno di un evento orribile. Ecco perché, dopo anni di dibattiti sulla parità, richiami all’educazione e ricerche di progresso, siamo ancora qui. Nel bar in bianco e nero dei nostri nonni con la coppola e le malelingue del caffè. Nel set di un disonore – quello autentico, voglioso di calpestare le persone – che appartiene a tutti. E dovremmo soltanto chiedere perdono di ogni pensiero meno che affettuoso a una donna, ancora una volta, crudelmente ferita. (Roberto Puglisi)


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