“Finalmente l’aria pura, è come se il mio olfatto stesse riscoprendo mille odori”. Queste le prime parole di Igor D’India, il filmaker palermitano che ha vissuto per un mese all’interno di una grotta di Monte Pellegrino, a venticinque metri di profondità e con una temperatura costante di diciotto gradi. Il giovane, già noto per il suo documentario sul fiume Oreto, ha abbandonato la “Grotta del Pidocchio”, vicino alla quale un tempo veniva anche allestito un presepe, ieri pomeriggio alle 16,30. Con l’aiuto degli uomini del Soccorso alpino che hanno monitorato quotidianamente la sua avventura, Igor è stato imbracato e fatto uscire alla luce del sole. “Lo rifarei – racconta – credo che ognuno di noi dovrebbe provare un’esperienza simile, che mette a tu per tu con la propria forza psicologica e fisica”.
E in effetti, questo è stato. Una sfida contro se stesso, nelle viscere del monte più imponente del capoluogo. Una lotta contro il buio, la profondità, la solitudine e le condizioni ambientali di un’area piccolissima, diventata ancora più ristretta in seguito all’attrezzatura che il ragazzo ha portato con sè per sopravvivere. A circondare il documentarista in questi trenta giorni, infatti, solo fango e insetti: “Sono stati questi ultimi – precisa – l’elemento più fastidioso. Per il resto, ho avuto qualche difficoltà sulle scorte di cibo, ho infatti dovuto chiedere che me ne venisse portato altro”. Ma con lui c’erano anche i suoi libri e la sua chitarra. Era così che Igor trascorreva le sue giornate, tra il suono di quelle corde e le pagine su cui faceva luce col faretto del casco. Ma a scandire quelle ore interminabili c’erano anche gli esercizi raccomandati dal personal trainer che ha fatto parte del suo staff insieme a un dietologo-nutrizionista, uno psicologo, tre addetti alla documentazione e un addetto alla gestione del blog.
A fare da tramite, una radio per la quale è stata montata un’antenna apposita: il filmaker è stato tenuto sotto stretto controllo dal Soccorso alpino e in casi di difficoltà sarebbe stato a disposizione anche un medico. “Uno dei momenti più preoccupanti – aggiunge – è stato quello del terremoto del 13 aprile. Se avessi saputo subito che non si trattava di una frana sarei subito stato tranquillo, invece ho avuto un po’ di paura”. Non ne ha avuto, invece, la madre, che oggi ha assistito a tutte le fasi che hanno permesso al ragazzo di concludere con successo la sua esperienza: “Sin da piccolo Igor ha amato la natura e apprezzato le lunghe passeggiate che io e mio marito facevamo insieme a lui in montagana. Un amore che si è trasformato in una vera e propria passione. Certamente, quando mi ha detto di volere intraprendere questa avventura mi sono immediatamente preoccupata, ma ho poi capito che si trattava di una scelta ragionata e non mi è rimasto altro da fare che fidarmi”.