Il boss Genova non risponde, il commercialista: "Solo amicizia" - Live Sicilia

Il boss Genova non risponde, il commercialista: “Solo amicizia”

Interrogatorio di garanzia per Giuseppe Mesia

PALERMO – Salvo Genova non risponde al gip, al contrario di Giuseppe Mesia, colui che viene indicato come il consigliere economico del boss di Resuttana.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato, Mesia respinge l’accusa di fare parte della famiglia mafiosa di Resuttana. Giustifica con l’amicizia la sua trasferta a Milano nel giorno in cui Genova, nel marzo 2919, fu scarcerato. Tornarono insieme a Palermo e iniziarono le intercettazioni della polizia.

Il 18 aprile successivo Mesia fu incaricato da Genova di trattare la vendita di una gelateria a Palermo che stava a cuore all’anziano boss Michele Micalizzi, reggente della famiglia mafiosa di Partanna Mondello. Genova mise subito le cose in chiaro: “E tu che fai… il ruffiano a lui?”. Il commercialista lo tranquillizzò: “Ma secondo te io perché io sto chiedendo a te…? Perché non mi sono mosso, perché non ci sono andato? Perché se noi non noi parliamo io non faccio”. D’altra parte, diceva, “lui è più alto di Michele… quello qua non è nessuno”.

Nessun affare illecito, spiega Mesia che conferma di essersi attivato per aiutare Genova. lo fece anche quando, dopo la scarcerazione, cercò di fargli trovare un lavoro prima nella polleria di Benedetto Alerio e poi in un bar. Secondo l’accusa, all’interrogatorio era presente il pubblico ministero Giovanni Antoci, Mesia per conto del capomafia si sarebbe occupato anche delle estorsioni. “Quando parlavo di mettere in regola – riferisce a verbale il commercialista – mi riferiva sempre all’assunzione di Genova”.


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