A Porto Empedocle la mafia si accoglie ancora con applausi e a testa alta. Forse perchè, la città marinara, resa celebre dai gialli di Camilleri, è la patria di uno dei superlatitanti più pericolosi d’Italia: Gerlandino Messina. E ad essere applaudito è stato proprio il fratello del boss. Salvatore Messina, 45, condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio e coinvolto in diverse vicende di mafia, sconta la sua condanna nel carcere di Prato, ma ieri pomeriggio ha fatto ritorno nella sua Porto Empedocle. Un permesso di una manciata di ore, per gravi motivi familiari, una super scorta degli agenti della polizia penitenziaria e il boss che arriva in contrada Ciuffaca. Lì, ad attenderlo, una folla di gente, tutti abitanti del quartiere, vicini di casa della storica famiglia mafiosa. Salvatore Messina arriva in mezzo agli applausi, di chi, alla notizia del suo, seppure temporaneo ritorno a casa, si era appostato ad aspettarlo . Messina sorride, ma sommessamente, fa appena un cenno di saluto con la mano, sotto gli occhi vigili della polizia penitenziaria, pronta a intervenire. Gli applausi terminano solo quando Messina entra a casa. Poi ognuno prende la sua strada, a testa alta, senza il pensiero di dovere rendere conto a nessuno. Se oggi, per strada, cerchi un empedoclino disposto a commentare il fatto, ci si sente rispondere con un lapidario: “io lì non c’ero”. Uno degli inquirenti, che si occupa di indagini sul superlatitante, commenta “purtroppo a Porto Empedocle in molti sono convinti che Gerlandino e la sua famiglia rappresentino la salvezza del paese. In realtà si tratta, assolutamente, dell’esatto opposto”.
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