CATANIA – Il treno dei desideri del Catania, che in poco più di un mese apparentemente magico è passato dalle sabbie mobili della classifica alla clamorosa prospettiva di andare a giocarsi persino un posto ai playoff, si è rivelato un insieme di partite in cui l’inganno e la macchinazione stavano prendendo il sopravvento, sotto la forma più subdola e ignobile, quella delle combine di un incontro sportivo. Quello che è stato presentato fin dalla sua invenzione come qualcosa da annoverare come gioco, è diventato strumento per ingannare un’intera popolazione, fino alla dimostrazione della amara e sconvolgente verità. Il Catania, squadra nata all’inizio della stagione per confermare i pronostici che la davano come sicura promossa in serie A al termine della stagione, ha dovuto allestire una combine per poter ottenere cinque vittorie consecutive e tirarsi fuori dai guai, che in quel contesto facevano rima con retrocessione in Lega Pro. Ma in realtà, il Catania nei guai ci è finito per davvero.
E dire che gli enti preposti al controllo sulle presunte combine sulle gare di calcio avevano già lanciato, durante la stagione, più di un campanello di allarme sulla bontà dei risultati venuti fuori nelle cinque settimane incriminate. In primis era arrivata l’auto-denuncia da parte del Varese, che al termine della gara persa contro i rossoazzurri di Marcolin aveva reso nota la propria estraneità per una semplice ipotesi di “risultato accomodato”. “Appena siamo stati informati che le giocate si concentravano sulla vittoria del Catania ci siamo attenuti a un protocollo da adottare in questi casi”, aveva dichiarato all’epoca dei fatti il direttore generale dei lombardi D’Aniello. E come dicevano i cultori della lingua latina, ‘excusatio non petita’…
Anche all’inizio del mese di maggio erano emersi nuovi sospetti, questa volta sul match che potrebbe assumere contorni ulteriormente foschi, ovvero il derby tra Catania e Trapani. Sempre Federbet aveva avviato un esposto in merito all’anomalo flusso di scommesse su alcuni esiti dell’incontro, sia parziali che finali, e che alla fine si sono verificati: in particolare, l’esito 2 del primo tempo e quello 1 al 90′ erano particolarmente gettonati, così come la combinazione legata alla vittoria del Catania con la realizzazione di almeno tre reti (in gergo ‘tecnico’ 1+over). E nello stesso esposto si parla anche del match tra gli etnei e la Ternana, giocata una settimana dopo e conclusasi con il successo rossoazzurro per 2-0: proprio il risultato finale era stato al centro di numerose puntate, così come la vittoria del Catania senza specificare il punteggio al triplice fischio.
Un caso approdato persino al Parlamento Europeo, con il segretario generale Francesco Baranca che aveva annunciato la propria intenzione di denunciare agli inquirenti dell’UE alcune gare del Catania, dopo aver fatto lo stesso con alcuni incontri di Lega Pro nel mese di febbraio, in merito alla lotta contro il match-fixing.
Una situazione in cui il Catania si trova ora a combattere, contro lo spettro di una cancellazione dal calcio professionistico, vista la responsabilità, che stando alle intercettazioni appare diretta, del presidente Pulvirenti e di quello che all’epoca dei fatti era il direttore sportivo, Daniele Delli Carri. Pezzi di un puzzle che si incastra alla perfezione e che sta dando vita a un risultato sconcertante, per la piazza etnea ma più in generale per il calcio regionale e nazionale. Si prospettano giorni di fuoco, potrebbe non bastare un po’ d’acqua per spegnere un incendio destinato a propagarsi senza sosta.