Il calvario del Centro Padre Nostro | "Subite oltre ottanta intimidazioni" - Live Sicilia

Il calvario del Centro Padre Nostro | “Subite oltre ottanta intimidazioni”

Maurizio Artale sul luogo dell'ennesimo furto al centro Padre Nostro

L'ultimo raid vandalico pochi giorni fa al campetto di calcio di via Salvatore Cappello, dove il centro sta realizzando un impianto di videosorveglianza a spese proprie con i soldi che sarebbero serviti a fare degli spogliatoi nuovi. Lo sconforto del presidente Artale (nella foto): "Lasciati da soli. L'installazione di queste telecamere per noi è una sconfitta sociale".

Palermo - il caso
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PALERMO – Lavori al via. Cinque telecamere controlleranno il campetto di calcio del centro Padre Nostro che si trova in via Salvatore Cappello, finito nel mirino dei vandali tre volte nel giro di un mese. Gran parte della rete di recinzione è stata rubata a più riprese: l’ultimo raid questa settimana, quando nel cuore della notte qualcuno è entrato in azione dopo avere scavalcato il muretto. Risultato? Oltre trenta metri di rete metallica sono svaniti nel nulla e i paletti di sostegno della recinzione sono stati distrutti.

E’ soltanto l’ultimo attacco ai danni del centro fondato a Brancaccio da padre Pino Puglisi. “In ventidue anni – dice il presidente Maurizio Artale – ne abbiamo subito più di ottanta, tra danneggiamenti, furti, incendi, atti di vandalismo. Siamo stati lasciati da soli, le istituzioni non ci ascoltano, contiamo soltanto sulle nostre forze e sulle offerte che il centro riesce a raccogliere”. Proprio come nel caso del nuovo sistema di videosorveglianza al campetto di calcio, chiesto a gran voce da Artale ormai da tempo. “I nostri appelli non hanno ricevuto alcuna risposta, siamo quindi costretti ad utilizzare tutte le nostre risorse per far fronte a questa spesa, che ammonta ad almeno 15 mila euro tra predisposizione dell’impianto, installazione e sorveglianza che sarà rinnovata annualmente. Con questi soldi avremmo dovuto realizzare gli spogliatoi per i ragazzi che vengono a giocare qui – spiega – ma visto che nessuno ci dà una mano, dovremo farne a meno”.

Il campetto di via Cappello viene quotidianamente frequentato da decine di giovani: “Da cinque anni – sottolinea Artale – è diventato il punto di riferimento per molti bambini e adolescenti della zona. Dalle 15 in poi è frequentatissimo e siamo fieri di questo successo. Non possiamo esserlo, invece, per ciò che resta della rete di protezione, simbolo di distruzione. Probabilmente viene rubata per essere rivenduta, purtroppo anche cinque euro rappresentano un motivo per delinquere. E’ strano, però, che nessuno non veda nulla, che il custode del parcheggio aperto anche la notte, qui vicino, non si sia mai accorto di niente. Chi ha messo a segno questi furti si spiana la strada per l’accesso alle criminalità organizzate. Si tratta di una mentalità mafiosa insita del dna di adulti e ragazzi, specie nelle zone più critiche della città come Brancaccio. Per questo – prosegue Artale – posso dire che a Brancaccio in questi anni, ben poco è cambiato. Se a questa gente non si dà il lavoro, l’illegalità regnerà sempre sovrana perché rappresenta l’unica via possibile”.

Il lavoro. E’ proprio questa la richiesta principale di chi bussa alla porta del centro di accoglienza di Brancaccio. “Spesso la disperazione tocca a giovani coppie in attesa di bambini, a volte si tratta di mamme minorenni o di famiglie che hanno perso tutto. Facciamo ciò che le nostre possibilità ci permettono. E per noi – aggiunge Artale – essere costretti a spendere migliaia di euro per l’installazione di queste telecamere è scoraggiante: si tratta di soldi che non potremo destinare nemmeno alle famiglie bisognose. Ma non solo – conclude – questo provvedimento rappresenta anche una sconfitta a livello sociale, perché è davvero triste constatare che in questa città nulla può sopravvivere se non controllato”.


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