CATANIA – L’estetica e la femminilità sono etichettati da molti come narcisismo ed egocentrismo. Invece, curare il proprio aspetto è il primo segnale della cura di se stessi ed anche della propria salute. Non c’è superficialità in questo, anzi c’è un profondo amore verso la propria persona e di riflesso per gli altri. Un insegnamento duro da scardianare da retaggi culturali superficiali, ma che diventano fondamentali, anzi cruciali nella vita di chi ha dovuto affrontare il calvario del cancro ed ha dovuto attraversare il tunnel dell’abbruttimento effetto di terapie e chemio, che non può essere accettato come ad esempio l’invecchiamento che fa parte del naturale iter della vita, e quindi, in un certo qual modo è insito nel nostro dna. Premessa questa per comprendere quanto sia importante per una persona curare il proprio corpo, la femminilità e la bellezza anche e sopratutto durante il trattamento chemioterapico. Un traguardo ambizioso che ha voluto centrare e raggiungere la prima tappa dell’iniziativa “Prima di tutto sono una donna”, promossa da Medicare Onlus che è svolta lo scorso mercoledì all’Humanitas Centro Catanese di Oncologia e che toccherà nei prossimi mesi cinque altre cinque province siciliane.
Medicare è un progetto curato dall’oncologo Helga Lipari e dallo psico-oncologo Sonia La Spina che mira ad attenuare l’impatto dei trattamenti chemioterapici sulla vita delle donne. Già difficile la battaglia contro il cancro, la chemioterapia mette a dura prova l’autostima. Davanti allo specchio non ci si riconosce più: caduta dei capelli, pallore, pelle secca. Il make-up allora può fare piccoli miracoli, può aiutare a ritrovare quella femminilità che non si è perduta, ma che è solo appassita e si deve far rifiorire. “Accettare l’idea di avere un tumore, di doverlo combattere, voler sopravvivere e lottare a qualunque costo – spiega la dott.ssa Daniela Aiello, psicologa di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – è già difficile, ma quando poi non ci si riconosce più allo specchio, la lotta diventa ancora più dura. Bisogna ritrovare e rafforzare la femminilità e l’autostima attraverso la cura del proprio corpo accettando i cambiamenti dovuti alla terapia: è proprio questo lo scopo dell’iniziativa”.
Il centro Humanitas ha ospitato un vero e proprio laboratorio, una consulente di bellezza ha speigato come valorizzare l’aspetto fisico e nascondere i segni della terapia. Nascondere, non occultare, gli effetti della terapia rendono più facile affrontare le sedute e, soprattutto, ritornare a sentirsi belle significa ritornare a sentirsi, vive e riempie il cuore di speranza. “Il progetto è particolarmente importante e meritorio – spiega il dottor Michele Caruso, responsabile dell’Unita Funzionale di Oncologia Medica – in quanto “aiuta” le donne affette da cancro a riprendere fiducia in se stesse, a riprendere possesso del proprio corpo, della propria femminilità, del proprio fascino. Dal punto di vista medico le pazienti che ricevono un supporto psicologico vivono sicuramente una vita migliore e ciò influisce positivamente sul loro ‘stare bene’. Attraverso questo percorso si dona un momento di serenità e di ‘frivolezza’ che è parte integrante dell’essere donna. Un sincero plauso va a Medicare Onlus, promotrice del progetto”.
Non solo una lezione di estetica, ma anche un regalo per le partecipanti che hanno portato via una beauty-bag di prodotti per poter mettere all’opera anche a casa quanto hanno imparato… Perchè il proprio corpo non è solo l’involucro di noi stessi, ma è una parte di noi stessi: che merita la stessa cura dell’anima e del cuore.