Come sarebbe bello se la foga mostrata da deputati regionali, dirigenti di partito e opinionisti vari nel chiedere il classico “passo indietro” all’assessore Nuccia Albano si manifestasse anche nell’esercizio della propria funzione per il bene comune e la verità storica dei fatti. A volte certe polemiche sembrano dei “distrattori” e comunque non sono condivisibili. A cosa mi riferisco? L’assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali, Nuccia Albano, esponente della Dc di Totò Cuffaro, è figlia del capomafia di Borgetto, Domenico, morto 60 anni fa.
La grande notizia nasce da un servizio di Report, con conseguente concitato e maldestro botta e risposta tra la Albano e la giornalista. C’è chi chiede direttamente le dimissioni dell’assessore, chi tira in ballo il presidente Renato Schifani perché faccia chiarezza. Qualcuno, pone un diktat: o prende le distanze da suo padre (ripeto, morto 60 anni fa quando Albano figlia aveva appena 10 anni!) oppure tolga il disturbo. Ora, dico io, ma davvero in questa maledetta e benedetta terra di Sicilia, dove abbiamo lasciato governare nelle istituzioni gente che ha avuto sul groppone indagini, processi e in alcuni casi pesantissime condanne per reati di mafia e dintorni, riusciamo a mettere in croce una persona di cui, ad oggi, nessuno mette in dubbio onestà e senso della legalità?
Ma che modo è di fare antimafia? Che modo è di concepire la dimensione etica della politica, peraltro costantemente violata, e l’applicazione dei principi costituzionali, a partire dalla responsabilità penale personale e non per eredità? Piuttosto, scandalizziamoci per le condizioni della nostra Sanità in balìa della fame di poltrone nei piani alti del potere; scandalizziamoci della vergognosa guerra in atto nelle maggioranze di Palazzo delle Aquile e di Palazzo d’Orleans per l’accaparramento di assessorati e incarichi di prestigio nelle aziende sanitarie e negli ospedali. Un po’ di serietà mai? Domanda rivolta pure alle opposizioni.