PALERMO – Il quesito a cui doveva rispondere l’assessora Nuccia Albano, in qualità di consulente della difesa, riguardava le regole che un medico di base è chiamato a rispettare nel rapporto con un paziente.
Sotto processo c’è Alfonso Tumbarello, medico accusato di avere consapevolmente curato Matteo Messina Denaro, prescrivendo visite e medicinali ad Alfonso Bonafede, il geometra che prestò l’identità al padrino.
La sentenza era prevista lo scorso 7 maggio (il pm della Dda di Palermo Gianluca De Leo ha chiesto 18 anni di carcere), ma il Tribunale di Marsala presieduto da Mario Vittorio Saladino ha disposto degli approfondimenti. In particolare su uno dei documenti agli atti del processo.
Si tratta di un certificato, firmato da Tumbarello, in cui si dichiarava la sana e robusta costituzione del “vero” Andrea Bonafede per “l’accesso in comunità e negli impianti sportivi”.
Un perito informatico dovrà stabilire se la ricetta ritrovata dai carabinieri del Ros sia stata stampata dal pc di Tumbarello visto che l’imputato si è difeso sostenendo che sarebbe stata redatta per errore e poi cancellata. Un file prestampato, dunque, compilato in maniera accidentale.
Un medico legale, invece, deve chiarire se un malato di tumore nelle condizioni in cui era Messina Denaro – era i giorni del ricovero – al momento della prescrizione possa essere definito di sana e robusta costituzione. Ed ancora quali certificati e prescrizioni avrebbero potuto essere rilasciati a Bonafede “in base alle regole della scienza medica senza effettuare una visita diretta dello stesso paziente e quali viceversa avrebbero richiesto una preventiva visita”. Ed è questo il quesito per il quale la difesa di Tumbarello aveva deciso di affidarsi a Nuccia Albano, che di professione fa il medico legale, che dopo avere accettato ha rinunciato.