CATANIA – “Cuffaro è libero? Ha ripreso i diritti civili? Può fare quindi quel che che gli pare. Saranno poi gli elettori a votarlo o non votarlo”. Vittorio Sgarbi rientra in Sicilia e non rinuncia all’opportunità di ribadire i propri distinguo sulla cultura antimafia. La polemica sui presunti “impresentabili” della politica isolana, evidentemente, lascia perplesso un garantista della sua stazza. “Il dibattito scatenato – dice a LiveSicilia – mi sembra una forma di giustizialismo che non varrebbe, invece, per quel magistrato chiamato Ingroia. Condannato per aver fatto qualcosa di non meno grave, avendo utilizzato fondi pubblici per la sua vita”.
L’antimafia
“L’antimafia ha il limite di commettere errori che non pagherà mai. Penso alla carriera di Nicola Gratteri, legata a decine di arresti sbagliati. Spesso si valuta l’accusa e non le colpe di un’accusa ingiusta”. Vittorio Sgarbi, insomma, la tocca piano e si smarca anche dalla linea dei pm. “Le condanne possono portare ad archiviazioni, assoluzioni o delle condanne che, una volta scontate, si torna alla vita. Se vogliamo violare i principi naturali del diritto, in nome di una morale che si può applicare a chiunque, ditelo. Perché chiunque – insiste il critico d’arte – può essere rimproverato per una cosa fatta trenta o quarant’anni fa. Si potrebbe dire, allora, che chi è stato fascista non poteva entrare in parlamento. Il che vuol dire Ingrao, Spadolini e tanti altri personaggi che sono stati fascisti per diventare antifascisti dopo”.
“Il caso Cuffaro semplicemente non esiste”, insiste Sgarbi. “Si tratta di un uomo non condannato per mafia, ma per favoreggiamento. Io lo conosco e vi dico che è una persona intelligente e immagino che non abbia voluto favorire i mafiosi. Chi oggi lo accusa non ricorda che il procuratore generale aveva chiesto le attenuanti eliminando il favoreggiamento. Fosse stato così, avrebbe subito una condanna a due anni”.
Il caso Lagalla
Vittorio Sgarbi torna sulla polemica dei scorsi giorni e punta il dito sulle parole di Maria Falcone. “Dentro c’è caduta anche la sorella, che ha ritenuto sgradevoli certe dichiarazioni di Lagalla. Ecco – dice a LiveSicilia – costui aveva una moglie e l’aveva anche quando era assessore all’Istruzione e, prima ancora, rettore. Perché la moglie viene fuori, con i suoi rapporti o parentele con chissà quali mafiosi di Agrigento, proprio mentre è candidato sindaco? C’è qualcosa che non va. Se uno ha una moglie, che dovrebbe essere per lui ragione di scandalo, ce l’ha sempre”.
“Ciò detto – conclude Sgarbi – Lagalla vincerà le elezioni, con o senza Cuffaro. La lista della Dc è stata presentata? Vuole dire che era presentabile. Fine. Ci fosse stata qualcosa di irregolare la lista non sarebbe stata presentata. O esiste una regola o non esiste. Punto”.