Il caso Siracusa, parla Garozzo: | "Ho cambiato il sistema appalti" - Live Sicilia

Il caso Siracusa, parla Garozzo: | “Ho cambiato il sistema appalti”

Il sindaco si difende: "Nessuna irregolarità nella gara per le manutenzioni". Ancora guerra nel Pd.

Dopo le accuse di un imprenditore
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SIRACUSA – “Un semplice refuso” che le indicazioni complessive, contenute nel disciplinare di gara, avrebbero reso “palesemente individuabile”: quindi nessuna scorrettezza amministrativa, né torbide intenzioni, ma una “procedura di gara corretta”. È quanto ha detto il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, nel corso di una conferenza stampa, rispondendo alle accuse riguardanti la gara d’appalto per la Manutenzione (impianti elettrici in stabili comunali, segnaletica e pronto intervento stradale), scagliate da un imprenditore e amplificate da due esponenti del suo partito, il deputato nazionale Pippo Zappulla e la consigliera comunale Simona Princiotta.

In pieno verminaio, tra denunce in Procura e accuse di mafiosità, che dal Pd locale stanno investendo oramai da mesi la sua amministrazione, il sindaco renziano ha portato in conferenza stampa il verbale dell’ispezione interna al Comune condotta dal segretario generale Danila Costa: “Non emergono profili di illegittimità”, sono le conclusioni riguardo alla gara. Nella denuncia, al netto della bagarre politica, è materia giudiziaria e se ne occupa la Procura di Siracusa dall’agosto del 2015: l’imprenditore Francesco Abruzzo, titolare della società cooperativa Stes, sostiene di aver pagato tangenti per quindici anni al Comune di Siracusa, e di aver ricevuto il benservito attraverso una gara quantomeno “sbagliata”.

L’imprenditore sarebbe stato indotto a rinunciare a presentare l’offerta per le disposizioni contenute nell’articolo 5 del disciplinare. L’articolo del refuso: “In questo articolo si dispone che non si procederà all’apertura delle buste – recita il verbale di ispezione del Comune – contenenti le offerte economiche dei concorrenti che a seguito di valutazioni della proposta tecnica non abbiano totalizzato un punteggio minimo di 40”. Qui sarebbe il refuso: “minimo” anziché “massimo”. Da qui il ritiro della Stes e l’aggiudicazione dell’unica concorrente, la Siram. “Stiamo parlando di un appalto – si è difeso Garozzo – che nel 2012 costava 960mila euro all’anno, nel 2013 è sceso a 873mila e con noi nel 2015 è diventato oggetto di gara per 715mila l’anno, arrivate a 518 per via del ribasso: se chi si è aggiudicato l’appalto avesse saputo di essere l’unico concorrente, pensate che avrebbe presentato quel ribasso?”.

Sul resto è ancora più deciso Garozzo: “La mia amministrazione si è insediata nel luglio 2013: se c’era un ‘sistema Siracusa’, dunque, c’era prima che arrivassimo noi e con noi non c’è più. Prima lavoravi se facevi parte del sistema, oggi si vincono le gare”. Nell’accusa sono coinvolti alcuni dirigenti comunali che avrebbero ricevuto tangenti attraverso regalie e assunzioni di parenti. Zappulla e Princiotta chiedono perché siano ancora al loro posto: “Non abbiamo ricevuto alcuna notizia di reato da parte della Procura della Repubblica riguardo a dirigenti – ha detto ancora Garozzo -: qualora dovesse arrivare, il segretario generale del Comune, a seconda della tipologia di reato, deciderà se fare un provvedimento disciplinare e di quale natura, seguendo la legge e i regolamenti”.

Un punto debole della difesa del sindaco è la posizione dell’assessore alla Legalità, Giovanni Sallicano, che materialmente martedì ha annunciato l’avvio dell’indagine ispettiva che ha portato alle conclusioni di oggi: Sallicano, che di professione fa l’avvocato, è il legale della figlia di uno dei dirigenti comunali coinvolti nelle accuse dell’imprenditore. “Non c’è incompatibilità tra questo e il suo ruolo di amministratore – dice Garozzo – forse solo un problema di opportunità”.

Inevitabile, infine, un accenno alla situazione politica dentro al Pd siracusano, la cui direzione ha sfiduciato l’amministrazione Garozzo nel giorno in cui il sindaco lanciava l’accusa (“Infiltrazioni della criminalità organizzata nel Pd”) che gli è valsa ieri la convocazione all’Antimafia regionale. Secondo Garozzo “qualcuno nel partito starebbe usando armi non convenzionali per fare la lotta politica” contro di lui e la sua amministrazione. Poi ha annunciato che 42 (su 106) componenti della direzione provinciale hanno chiesto alla direzione nazionale il commissariamento del partito.

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