Il centrodestra e il caso primarie |Scontri e veti sulla via del gazebo - Live Sicilia

Il centrodestra e il caso primarie |Scontri e veti sulla via del gazebo

Il capogruppo forzista Falcone: "No a candidati di centrosinistra. Si riunisca l'ufficio politico".

Le polemiche
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PALERMO – Che il cammino verso le primarie per il centrodestra non sarebbe stata una passeggiata era facile indovinarlo, sin dall’inizio. Che le tensioni sarebbero scoppiate da subito, già per il semplice invio dei moduli per raccogliere le firme, forse non lo avrebbe previsto neanche il più pessimista. Tanto è bastato però nel fine settimana per agitare le acque nella coalizione, con un infuocato comunicato di Saverio Romano seguito a una nota dei sicilianisti che, oltre a ribadire il sostegno per Gaetano Armao, facevano sapere di aver ricevuto i moduli per la raccolta delle firme dal coordinatore del tavolo delle primarie Marco Falcone. Apriti cielo. Romano ha messo in discussione la consultazione, censurando le fughe in avanti.

Nel frattempo, da Roma, Silvio Berlusconi in un’intervista al Tempo ribadiva la sua ben nota avversione verso i gazebo, con un virgolettato assai netto: “Le Primarie, soprattutto se non regolamentate per legge, si prestano ad abusi infiniti, allargano i conflitti e le divisioni, determinano situazioni spesso insostenibili, si prestano a infiltrazioni del malaffare, come ha dimostrato l’esempio del Pd in questi anni”.

Insomma, il percorso verso la consultazione del 23 aprile, su cui gli alleati hanno trovato un’intesa nelle scorse settimane, sembra disseminato di ostacoli. Marco Falcone, capogruppo forzista, commenta così: “Si è preso un impegno con gli alleati: se c’è un’intesa su un candidato condiviso, le primarie diventano superflue. Avevamo fatto un regolamento, dopo una serie di emendamenti, proposti anche da Saverio Romano, come la registrazione degli elettori. Proprio in base a questo regolamento io ho inviato i moduli per la raccolta delle firme. Non ho capito quali siano i velleitarismi o le accelerazioni che si stanno dando. Ho parlato con Gianfranco Miccichè. Se da Roma ci sarà una volontà diversa ne prenderemo atto. Ma da sempre le primarie sono considerate come residuali rispetto a una eventuale candidatura condivisa”.

E qui si tocca il punto centrale della questione. Perché malgrado i proclami dei giorni scorsi, in tnati dubitano che alla fine davvero il centrodestra siciliano si vedrà al gazebo. E che tutto si farà, come ammesso dallo stesso Miccicihè, per schivare le primarie scomode per Forza Italia con la convergenza su un nome. Quale? Se non sarà Nello Musumeci, che ancora oggi ribadisce la sua convinzione di procedere sulla strada delle primarie come unica possibile per rilanciare la coalizione, uno dei papabili è appunto Gaetano Armao. Che ha estimatori dalle parti dei forzisti, ma che piace meno ai cuffariani per i suoi trascorsi con Raffaele Lombardo. Dalle parti dei centristi di Romano (il cui asse con Gianfranco Miccichè è robusto), invece, le carte restano coperte. I nomi che potrebbero entrare in gioco potrebbero essere quelli dell’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla o magari quello dell’eurodeputato catanese di Ncd Giovanni La Via. E poi ci sono i papabili forzisti doc, da Salvo Pogliese a Stefania Prestigiacomo. Ma i berlusconiani non si stanno muovendo per raccogliere firme.

Il tema si intreccia con quello di possibili allargamenti della coalizione che vedano un ritorno a casa degli alfaniani. Ipotesi abbastanza complicata, stando alle parole dello stesso Berlusconi che al Tempo ha detto: “Forza Italia non è un taxi sul quale si sale e si scende secondo le convenienze del momento”. “Un taxi con le ruote sgonfie”, ha ironizzato Alfano.

“Di certo questa coalizione mette insieme tutte forze alternative al Partito democratico – osserva Falcone –. E di certo non è possibile la svendita e prostituzione del centrodestra nei confronti di un candidato di centrosinistra. Un nostro candidato deve chiaramente dirsi distante  e alternativo al Pd. In questi anni abbiamo sempre rifiutato tentazioni governative. E non possiamo disperdere questo patrimonio. Chiederò nei prossimi giorni la convocazione di un ufficio politico per poi andare a Roma dove ritengo, da uomo di partito, che Silvio Berlusconi ovviamente debba avere l’ultima parola, che sono pronto a seguire”.


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