Nel maggio 2007 fu un ciclone che si abbattè sulla città: nove arresti eccellenti della squadra mobile nell’ambito di un’ inchiesta, chiamata Oro grigio, che portava alla luce tangenti, intrecci clientelari sulla gestione del piano regolatore di Messina. 5 anni dopo arrivano 11 richieste di condanna per gli indagati della operazione di polizia che aveva portato in carcere, tra gli altri, l’ex presidente del consiglio comunale, Umberto Bonanno, il noto avvocato Pucci Fortino, ed ancora funzionari dell’Università, costruttori e funzionari regionali.
La magistratura aveva puntato i riflettori sugli interessi legati all’attuazione del piano regolatore generale di Messina, sulle procedure amministrative ed il rilascio delle concessioni edilizie, sui piani-quadro e le lottizzazioni. Furono riscontrati raggiri nella gestione di importanti operazioni immobiliari. A commetterli, secondo l’accusa che ipotizzò, a vario titolo, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione ed alla commissione di falsi , Umberto Bonanno, Pucci Fortino, il funzionario tecnico dell’Ufficio area coordinamento politica del territorio del Comune Antonino Ponzio e il funzionario tecnico della facoltà di Scienza della Formazione dell’Università Antonio Gierotto. I costruttori barcellonesi Giovanni e Salvatore Arlotta , i soci Giovanni e Santi Magazzù e Antonino Smedile della Samm, una società immobiliare. Anche tre funzionari della Regione siciliana furono indagati: Giuseppe Giacalone, Rosa Anna Liggio e Cesare Antonino Capitti.
Cuore dell’inchiesta fu la realizzanda costruzione di un complesso abitativo, il Green Park, 8 comparti che dovevano sorgere, sul torrente Trapani di Messina. L’accusa sostenne che politici e e funzionari della Regione avrebbero intascato tangenti per fare approvare una variante al piano regolatore generale di Messina, finalizzata alla edificazione degli otto corpi di fabbrica, elevandone l’indice di cubatura. L’operazione immobiliare avrebbe dovuto portare ad intascare tangenti per 1 milione 550 mila euro e a ottenere anche la cessione di alcuni appartamenti dalle società costruttrici S.a.m.m. costruzioni e Ar.ge.mo. srl.
Furono le dichiarazione di un imprenditore, Antonino Giuliano, (il pentito Alfa) a far scattare le indagini della Squadra Mobile. Oltre un anno d’intercettazioni telefoniche e ambientali consentirono agli investigatori di stabilire che tra gli arrestati avvenne una spartizione di mazzette per 127 mila euro; 62.500 li avrebbe incassati l’avvocato Fortino, (ritenuto il regista della operazione) 37.500 il funzionario Gierotto (considerato il braccio operativo di Fortino), 17.900 l’ex presidente del consiglio comunale Bonanno e 10 mila euro il funzionario comunale Ponzio. L’accusa sostenne anche che gli stessi si erano già spartiti altri 120 mila euro.
Il pentito Alfa, una volta ridotto sul lastrico, vuotò il sacco ai magistrati della Dda messinese, successivamente a quelli di Reggio Calabria, raccontando di un gruppo “politico-affaristico” costituito da personaggi in grado di ottenere con metodi illegali, avvalendosi delle competenze specifiche di ognuno, le necessarie autorizzazioni amministrative per la realizzazione di nuovi complessi abitativi in aree non previste come edificabili dal Prg. Alfa tirò in ballo persino l’allora presidente della Regione, Cuffaro, e l’imprenditore palermitano Miche Aiello, il re Mida della Sanità. Giuliano (Alfa) mirava alla realizzazione di un piano quadro all’ospedale Papardo di Messina. Le sue dichiarazioni ed i successivi riscontri determinarono oltre 60 iscrizioni sul registro degli indagati (politici, imprenditori, amministratori, tecnici, professionisti) ai quali furono contestati i reati di associazione per delinquere usura, estorsione, peculato, falso, abuso d’ufficio, corruzione, concussione, turbativa d’asta, ricettazione e procacciamento violento di voti durante le campagne elettorali a partire dal 2000. Per molti, nei 5 anni intercorsi, è sopraggiunta l’archiviazione. Altri hanno patteggiato la pena.
Ieri, il Pm Angelo Cavallo ha formulato le richieste di condanna per il presunto comitato d’affari. Chiesti 8 anni per l’avvocato Giuseppe Fortino. 7 anni per l’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Umberto Bonanno, 6 anni e 6 mesi per il funzionario del Comune Antonino Ponzio, 6 anni per gli imprenditori Giovanni Arlotta, Giovanni Magazzù, Antonino Smedile e Santi Magazzù,5 anni per Salvatore Arlotta, un anno per i funzionari dell’assessorato regionale territorio ed ambiente di Palermo, Giuseppe Giacalone, Rosa Anna Liggio e Cesare Antonino Capitti. Chiesta anche la confisca del “Green Park”.