Il collaboratore Pulizzi:| “Così le mani di Cosa nostra | sul porto di Castellammare” - Live Sicilia

Il collaboratore Pulizzi:| “Così le mani di Cosa nostra | sul porto di Castellammare”

Maxioperazione antimafia a Trapani
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Cosa Nostra alcamese stava subendo alcuni cambiamenti nel 2006. Ignazio Melodia, da poco scarcerato, era ritornato a ricoprire un ruolo di indubbio prestigio ed autorevolezza all’interno del mandamento. Si stava manifestando una profonda spaccatura tra le due fazioni facenti capo rispettivamente ad Ignazio e allo “zio Diego”: entrambi si proponevano – ed erano a loro volta riconosciuti – quali supremi decisori di ogni affare in qualsiasi modo gestito dalla famiglia mafiosa. Ma, dalle parole del pentito Gaspare Pulizzi, sembrerebbe che Ignazio Melodia stesse facendo un’ascesa in Cosa nostra di tutto rispetto. Tanto che avrebbe incontrato Salvatore Lo Piccolo e addirittura sarebbe stato in contatto anche con Matteo Messina Denaro.

Questo uno dei risvolti della maxi operazione antimafia dei carabinieri e della polizia di Alcamo che, ieri, ha portato in carcere 9 persone con le accuse di mafia, riciclaggio, fittizia intestazione di beni e falso. Altre due sono indagate, tra cui il padre del presidente della Provincia Vito Turano.
A chiarire il quadro dello stato d’arte di Cosa nostra alcamese è intervenuto Gaspare Pulizzi, uno degli uomini d’onore che si è aperto alla collaborazione con la giustizia, reggente della famiglia mafiosa di Carini e arrestato lo scorso 5 novembre insieme con il capo di Cosa nostra Salvatore Lo Piccolo e con suo figlio Sandro.
Uomo d’onore e killer, nonostante la giovane età, personaggio di spessore, Pulizzi era negli ultimi tempi incaricato dello svolgimento di una delle funzioni primarie e di maggiore delicatezza per un appartenente all’associazione mafiosa: occuparsi della latitanza del suo capo indiscusso, mantenendo i rapporti con l’esterno e con tutti coloro i quali ambivano ad un colloquio con il vertice.
Il 31 gennaio 2008 e l’11 marzo 2008, Pulizzi ricostruisce i suoi incontri avvenuti nel 2006 e 2007 con l’uomo d’onore Ignazio Melodia, partendo innanzitutto dal mandato ricevuto da Lo Piccolo, il quale, lo aveva incaricato di contattare il rappresentante del mandamento mafioso di Alcamo.
“Ignazio Melodia è un uomo d’onore e noi andammo da lui per dirgli che Lo Piccolo era comunque a sua disposizione ove fosse necessario stabilire un contatto stabile. Lo Piccolo mi disse che Ignazio Melodia era il rappresentante del mandamento mafioso di Alcamo”.
Quindi, Salvatore Lo Piccolo – il verosimile successore di Provenzano alla guida dell’intera Cosa Nostra – informava Pulizzi che nel 2006 colui che si occupava di rappresentare l’articolazione mafiosa di Alcamo era Ignazio Melodia.

Due gli incontri nel 2006 con Melodia (“Melodia l’ho incontrato ad Alcamo due volte, nel 2006 – in estate il primo incontro, verso novembre il secondo – alla presenza di Gaspare Di Maggio e Nino Pipitone”). I temi centrali erano estorsioni, messe a posto, o comunque affari trattati da Cosa nostra: “In una occasione andai a trovarlo ad Alcamo insieme a Nino Pipitone (uomo d’onore di Carini). In quella occasione Ignazio Melodia ci chiese di interessare Totuccio Lo Piccolo per risolvere una questione relativa alla estorsione alla cantina Rapitalà (o forse Calatrasi, non ricordo bene, anche se sono certo che è una cantina di Camporeale)”.

Secondo Pulizzi lo scorso giugno del 2007 Melodia si incontrò con Lo Piccolo a Giardinello, nel casolare dove il capomafia e suo figlio trascorrevano, tra mille accortezze, la loro latitanza, insieme a Pulizzi, pure latitante: “Una terza volta, durante la mia latitanza, nel mese di giugno 2007 – otto, nove o dieci, comunque a casa Piffero. Ricordo con precisione quei giorni perché qualche giorno dopo commettemmo l’omicidio Ingarao. Quel giorno c’erano anche Sandro e Salvatore Lo Piccolo. In questa occasione, che è l’unica di cui io ho conoscenza, Melodia incontrò Lo Piccolo. Lo aveva accompagnato Ferdinando Gallina (uomo d’onore di Carini), il quale lo aveva prelevato a Balestrate dove a sua volta lo aveva prima lasciato il Filippo”.
Il ricordo di Pulizzi sui giorni in cui avvenne il summit (“otto, nove o dieci giugno 2007”) era particolarmente preciso: lo collocava alcuni giorni prima dell’omicidio (del quale lo stesso Pulizzi si auto accusava) di Nicolò Ingarao, capo della famiglia mafiosa palermitana di Porta Nuova, effettivamente ucciso il 13 giugno 2007.

L’incontro, significativo della posizione dei Melodia all’interno di Cosa nostra, era stato anche occasione perché Melodia e Lo Piccolo discutessero di affari mafiosi: “Ricordo che Ignazio Melodia ebbe a discutere con Lo Piccolo anche di una vicenda che riguardava una ditta di Palermo che eseguiva lavori di restauro forse ad una chiesa ad Alcamo, per la quale erano emersi problemi di pagamento della estorsione. Non seppi tuttavia come finì la vicenda”. Si trattava dei lavori di restauro del collegio dei Gesuiti e degli spazi adiacenti nella piazza centrale della città di Alcamo. Tra le imprese che si occupavano dei lavori di rifacimento degli intonaci interni, c’era anche la società palermitana Millennium, con sede sociale a Monreale.

Infine, riferiva ancora il collaboratore che durante quella riunione si era parlato anche dei lavori al porto di Castellammare del Golfo: “Melodia e Lo Piccolo parlarono anche di questioni attinenti i lavori del porto di Castellammare del Golfo. Ricordo che si parlava del cemento che veniva portato dalla ditta D’Arrigo”.
Dal febbraio 2007 sono in corso i lavori di potenziamento e messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo, per un importo stanziato di ben 16 milioni di euro. La “ditta D’Arrigo”, è la stessa che si individua nella società Mirto Inerti srl, riconducibile a Domenico D’Arrigo, Stefano Parra e Giuseppe Lo Baido (ucciso in un conflitto a fuoco lo scorso 13 luglio 2007 a Partinico).
E cosa ancora più significativa, riferita sempre da Pulizzi, è che Melodia aveva richiesto a Lo Piccolo l’autorizzazione a riferire le decisioni convenute durante l’incontro di giugno 2007 all’altro pericolosissimo latitante, capo della provincia mafiosa trapanese, Matteo Messina Denaro, con il quale – evidentemente – Melodia aveva in quel momento diretti contatti: “Ricordo che dopo questa occasione Lo Piccolo mi disse che Melodia gli aveva riferito che di tale incontro il Melodia stesso “lo avrebbe fatto sapere”. Io capii che questo poteva significare mettersi in regola con il vertice mafioso trapanese e dunque fare sapere a Messina Denaro che aveva avuto questo incontro”.

di Romina Marceca


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