Il commercialista e la parcella da 371 mila euro: "Quelle firme sono false" - Live Sicilia

Il commercialista e la parcella da 371 mila euro: “Quelle firme sono false”

Il nuovo amministratore giudiziario ha notato l'anomalia nella data

PALERMO- Il nuovo amministratore notò l’anomalia nella data. Come poteva essere indicato tra le esperienze professionali un lavoro fatto nel 2011 se l’istanza era datata 8 dicembre 2006, giorno festivo in cui la cancelleria del Tribunale era peraltro chiusa?

Il commercialista Giuseppe Glorioso, citato dall’accusa, ricostruisce la vicenda chiave del processo che vede imputato Andrea Modica De Mohac.

Secondo la Procura di Palermo, avrebbe falsificato il documento con cui risultava autorizzato un incarico da 370 mila euro conferito durante la sua amministrazione giudiziaria di un’impresa edile.

Il sequestro e la confisca

Glorioso fu nominato liquidatore della “Tosa Costruzioni”, così si chiama l’azienda, quando passò dal sequestro alla confisca.

Un precedente coadiutore aveva segnalato delle anomalie nell’assegnazione di alcuni incarichi e aveva chiesto a due consulenti di fare una ricognizione.

Quando Glorioso si insediò iniziò a controllare tutta la documentazione e si accorse non solo della data sospetta, ma pure di una serie di firme e timbri troppo uguali a quelli apposti in altri documenti.

Chiese dunque il fascicolo alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale e venne fuori che il documento non era agli atti.

Stamani Glorioso ha ripercorso la vicenda rispondendo alle domande del pubblico ministero Emanuele Faletra e del giudice Fabrizio Lo Forte.

La falsificazione contestata riguarda l’autorizzazione del giudice delegato a conferire un incarico da 371 mila euro ad un professionista. L’inchiesta inizialmente aperta nel 2017 dalla Procura di Caltanissetta era stata trasmessa a Palermo per competenza territoriale.

Il processo civile

In un processo civile collegato (quello che sta giudicando il rendiconto dell’operato di De Mohac) saltò fuori la presunta falsificazione della richiesta di liquidazione in favore del cognato del fratello dell’imputato.

Per la cronaca il processo civile si è concluso con la condanna in primo grado di De Mohac a risarcire danni per tre milioni di euro. La sentenza è stata appellata, dunque non è definitiva.

La liquidazione da 371 mila euro era firmata da Cesare Vincenti, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, tragicamente scomparso.

L’autorizzazione relativa all’incarico per cinque anni di “responsabile sviluppo reti” risultava firmata da Vincenti il 3 marzo 2007.

Nell’istanza, però, si faceva riferimento alle competenze che il professionista aveva acquisito lavorando per la Tosa tra il 1999 e il 2011.

L’Agenzia dei beni confiscati, sotto la cui gestione era transitata l’impresa, ha denunciato De Mohac e nel 2019 ha fatto eseguire una consulenza grafologica: firme e timbri sarebbero stati falsificati. Per la precisione ritagliati da altri documenti originali e apposti sulla nuova istanza.

Circostanza confermata oggi in aula da Roberto Sorino, finanziere del gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo.

Modica De Mohac, tramite il suo legale, l’avvocato Valeria Minà, si è sempre definito “estraneo ad ogni ipotesi di eventuale falsificazione e certo di poterlo dimostrare nel corso del processo”.

Il difensore nel corso del processo ha fatto delle domande per fare emergere che la parentela è venuta meno prima dell’assegnazione dell’incarico contestato.

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