Il crollo del solarium: tutti gli imputati condannati

Il crollo del solarium |Tutti gli imputati condannati

Il solarium di Torre Archirafi la notte del crollo avvenuta nel 2013
Le difese annunciano il ricorso in appello.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO
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CATANIA – Ad oltre sette anni di distanza e quasi alla vigilia della prescrizione arriva la sentenza di primo grado del processo sul crollo del solarium White Sensation sul lungomare di Torre Archirafi, frazione marinara di Riposto.

La condanna degli imputati

Il giudice Manuela Maria Lina Matta ha condannato Sebastiano Sorbello, Giovanni Sorbello, Salvatore Bonaccorso, Rosario Grasso e Orazio Di Maria a un anno e quattro mesi e 15 giorni di reclusione (pena sospesa) per disastro colposo in concorso e lesioni. 

Gli imputati inoltre sono stati condannati in solido al pagamento del risarcimento per tutte le parti (diciassette, ndr) civili costituite. Il giudice ha stabilito una provvisionale di 600 euro ciascuno. Le motivazioni, invece, saranno depositate al termine di 90 giorni. 

La notte di sette anni fa

L’indagine che ha portato all’apertura del processo è stata avviata dopo il cedimento della piattaforma mentre, la sera del 23 giugno 2013, si stava svolgendo una serata danza.

Proprio in mezzo alla pista da ballo si è aperto un enorme squarcio e una quindicina di ragazzi sono finiti sugli scogli. In pochi secondi il clima di festa si è trasformato in un vero e proprio inferno.

Grida e panico, con l’arrivo di vigili del fuoco, carabinieri, polizia, finanza. I giovani rimasti feriti, soccorsi dai sanitari del 118, sono stati portati nei vari ospedali di Giarre, Acireale e Taormina. 

L’inchiesta

Il solarium, affidato dal demanio al Comune di Riposto, era stato concesso dall”ente (attraverso il funzionario comunale, Ingegnere Orazio Di Maria) all’associazione di cui è presidente Sebastiano Sorbello che a sua volta lo ha ceduto a Giovanni Sorbello, che è stata il gestore della piattaforma e l’organizzatore della serata durante la quale è stata sfiorata la tragedia.

Rosario Grasso è il costruttore che si è occupato della realizzazione del solarium, mentre Bonaccorso è il geometra dell’impresa. Il party danzante è stato organizzato senza il collaudo.

Su questo aspetto,  per l’accusa, ci sarebbe stato un omesso controllo da parte del funzionario del comune, Di Maria. Ricostruzione respinta dalla difesa nel corso di tutto il processo. 

Le difese

“Dal dibattimento sono emersi a nostro avviso tutti gli elementi che dimostrano la mancanza di responsabilità dell’ingegnere Di Maria in questo processo – commentano gli avvocati Laura Brischetto e Giuseppe Testa, difensori del funzionario – dalla stessa escussione dei due consulenti, sia di parte che del pm, emergono a nostro avviso le prove della sua totale estraneità.

Siamo perplessi per quest’esito e, in attesa della motivazione, possiamo già anticipare che proporremo appello perché convinti dell’innocenza del nostro assistito, che ha sempre operato nel corso delle sua lunga attività con correttezza e nel rispetto delle regole”. 

“Le sentenze vanno rispettate – commenta l’avvocato Ernesto Pino, difensore di Giovanni Sorbello – ma vi sono numerosi elementi che consentono di affermare di non poter essere condivisa per motivi di diritto in merito alla contestazione di disastro colposo. Ovviamente attendo con ansia le motivazioni che arrivano tra trenta giorni e proporremmo appello”.

“Avendo solo un dispositivo in mano al momento non posso esprimere un giudizio giuridico sulla sentenza – dichiara l’avvocato Manuela Bonanno, che assiste il costruttore Grasso – aspetto le motivazioni e faremo sicuramente appello in quanto crediamo nell’assolta innocenza del nostro assistito”. 

Anche l’avvocato Cristoforo Alessi, difensore del geometra Bonaccosrso, attende di leggere le motivazioni “per capire in che termini sono state individuate le responsabilità in capo al mio assistito. Secondo me già nel corso del dibattimento è emersa chiaramente l’estraneità di Bonaccorso. Mi riservo di impugnare la sentenza”. 

“Aspettiamo le motivazioni – dichiara l’avvocato Enzo Iofrida, difensore di Sebastiano Sorbello – per capire il ragionamento che hai indotto il giudice a condannare seppur ad una mite condanna  tutti gli imputati. Poteva andare meglio –  commenta – ma poteva andare anche tanto tanto peggio”. 

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