Il Csm critica il giudice | E lui risponde per le rime - Live Sicilia

Il Csm critica il giudice | E lui risponde per le rime

Il caso Matassa e lo scontro
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Il Csm punisce un magistrato e il magistrato risponde per le rime. Letto così sembra un botta e risposta tutto interno al mondo delle toghe. Uno forte scontro istituzionale già di per sé grave. Ed invece c’è molto di più. Lorenzo Matassa, giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, ribadisce di essere stato punito per avere emesso una sentenza clemente verso un padre che uccise il figlio autistico. Matassa (nella foto), che condannò Calogero Crapanzano a nove anni e quattro mesi, rilancia e accusa il Csm di avere “diffuso informazioni oggetto di istruttoria interna e, comunque, dati sensibili relativi a procedimenti non definiti”. Dopo la nota diffusa ieri dal Consiglio Superiore della Magistratura, Matassa passa al contrattacco. Torna a dire che a determinare la valutazione non positiva di professionalità espressa nei suoi confronti il 23 marzo da Palazzo dei Marescialli sia stato il verdetto sul drammatico delitto.

Nel motivare il provvedimento e la concessione delle attenuanti generiche all’imputato il magistrato scrisse che si trovava davanti a “un caso di scuola in cui può affermarsi che la società stessa prepara il delitto. L’assassinio non è tollerabile nè scusabile, ma per quasi trent’anni Crapanzano ha dedicato interamente al figlio disabile la sua vita. Non fu un dramma della follia, ma dramma della malattia. Cosa fa lo Stato per curare chi è colpito dal male autistico? In quale modo si tutela l’integrità delle famiglie che da questo male vengono travolte? La risposta, triste e disarmante, è purtroppo quella che implica l’assenza: nulla”.

“Sarebbe la prima volta, nella storia dell’Ordine giudiziario, – spiega ora Matassa – che il Csm diffonde informalmente giudizi oggettivamente negativi nei confronti di un magistrato in corso di valutazione mentre lo stesso è chiamato ad affrontare complessi e delicati procedimenti, anche in materia di criminalità organizzata”. Inoltre, fa notare il giudice “nella procedura di valutazione mai risultano menzionati specificamente provvedimento diversi dalla sentenza sopra indicata”. Per Matassa quindi è evidente che la bocciatura del Csm dipende solo da quel verdetto, contrariamente a quanto sostenuto dall’organo di autogoverno dei magistrati”. Per il Csm, i verdetti di Matassa difetterebbero di chiarezza e capacità di sintesi”, e sarebbero pieni di “contenuti spesso superflui, connotazioni polemiche nei confronti della parte pubblica, divagazioni su temi moralmente o socialmente apprezzabili ma privi di rilievo tecnico giuridico”.

Andando indietro nel tempo. Lorenzo Matassa è stato il pubblico ministero del processo che ha visto alla sbarra l’intero stato maggiore dei Graviano di Brancaccio. Rappresentava la pubblica accusa al processo per l’omicidio di don Pino Puglisi. La stragrande maggioranza delle sentenze emesse da Matassa giudice, lui sostiene il 95%, e’ stata confermata. A cominciare proprio da quella di Crapanzano sulla base della quale il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha concesso la grazia all’imputato. Fra pochi giorni Matassa sarà il giudice per l’udienza preliminare nel processo Addio Pizzo 5. Una sessantina di mafiosi sotto accusa per avere imposto il pizzo a tappeto. Chiudiamo con un interrogativo. Non ce ne voglia il giudice. Tutti questi processi non saranno troppi per un magistrato, con una carriera lunga venticinque anni, che – secondo il giudizio del suo organo di riferimento – non sa scrivere?


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