Piero Grasso frena. Ma non bruscamente. Il presidente del Senato ieri ha risposto alle domande su una sua candidatura alle Regionali mutuando una risposta da intervista da fine partita al calciatore oggetto di voci di mercato. “Per adesso” faccio il presidente del Senato, ha detto l’ex magistrato. Proprio come quei gioiellini in procinto di cambiare maglia che ai microfoni di Sky spiegano che “per ora” sono giocatori della loro squadra e ad altro non pensano. Di solito, per i calciatori la risposta con la perifrasi “per adesso” è sicuro preludio di trasferimento. Per Grasso, che fu giovane talentuoso calciatore, varrà lo stesso? Non v’è certezza, ma il post scriptum nella risposta del presidente a proposito del suo lavoro a Palazzo Madama (“lo faccio dedicando anima e corpo, cercherò di portarla fino in fondo”) ha un po’ raffreddato le speranze messianiche del centrosinistra, dove qualcuno già brindava alla discesa in campo.
Nel Pd c’è prudente attesa. L’impressione diffusa è che alla fine l’ex procuratore nazionale antimafia potrebbe dire di sì. Il pressing delle alte sfere renziane c’è stato tutto. E sembra che continui ancora. Anche se forse si è esagerato un po’. E ieri Lorenzo Guerini, numero due del Nazareno, ha tirato anche lui il freno a mano: “Non si tiri per la giacchetta il presidente del Senato, che oggi fa un altro mestiere e la cui autorevolezza è un presidio per tutti. Al momento opportuno il Pd insieme agli amici e alleati della coalizione e alla società civile deciderà il percorso migliore per la scelta del candidato presidente”.
La candidatura Grasso sarebbe una sorta di atomica da lanciare sulle Regionali, per le quali i grillini già si fregavano le mani e il Pd si preparava a fasciarsi la testa dopo i disastri del quinquennio di governo in condominio con Rosario Crocetta. Il “piano G”, l’autorevole candidatura del presidente del Senato, anche se solo un’ipotesi, ha ringalluzzito il popolo di centrosinistra, che vede ora all’orizzonte una possibile vittoria.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la scelta di Grasso. Che sarebbe il primo presidente del Senato nella storia a lasciare anzi tempo la sua carica per sfruttarne l’abbrivio in una campagna elettorale. Una scelta tutt’altro che semplice per chi come l’ex magistrato palermitano ha sempre predicato e praticato un profondo senso delle Istituzioni. Ed è questo in realtà il vero ostacolo, che sembra trasparire nelle parole di Grasso di ieri.
In realtà, l’operazione Grasso era stata pensata e discussa tra Roma e Palermo quando tutto lasciava presagire che ci sarebbero state elezioni politiche anticipate. E che quindi la legislatura a Roma si sarebbe chiusa prima delle elezioni siciliane. E Grasso si sarebbe candidato a quel punto da ex presidente del Senato.
Lo scenario ora è mutato. Per correre in Sicilia, Grasso dovrebbe lasciare anzi tempo la poltrona di Palazzo Madama. Seguendo un copione poco ortodosso nella consuetudine istituzionale. È una differenza non da poco. I maggiorenti del Pd lo hanno chiaro e aspettano, trepidanti. Ma ancora ottimisti. Tra un Grasso in campo e una lista di sindaci portata in dote dall’attivissimo Leoluca Orlando la speranza di riaccomodarsi al governo della Sicilia senza pagare dazio per questo poco entusiasmante quinquennio è viva. Tanto più che a destra il caos è totale e i grillini in giro per l’Italia sembrano aver terminato la luna di miele con l’opinione pubblica. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il senso di Piero Grasso per le Istituzioni.