PALERMO – Il disavanzo cresce e la Regione non è stata capace di recuperare neanche le quote che andavano spalmate lo scorso anno. E adesso anche la situazione di cassa è negativa. Malgrado tutto questo c’è anche qualcosa che sembrerebbe andare bene: l’indebitamento scende, la spesa cala mentre crescono le entrate. Buona è, in parte, anche la valutazione sulla gestione dei fondi europei.
Il giudizio di parifica, emesso ieri dalle Sezioni riunite della Corte dei conti, è anche un giudizio sull’operato del governo Musumeci nei primi due anni attività. Il presidente della Regione nel suo intervento “politico” davanti ai magistrati contabili ha numerose volte puntato il dito verso i predecessori. Ma se al suo governo non sono attribuibili le cause, certamente è all’operato della sua giunta che devono essere attribuite molte scelte che la Corte dei conti ha censurato.
Il disavanzo cresce ancora
Sotto il mirino dei magistrati contabili, c’è stata, anzitutto, la gestione del disavanzo. “Il peggioramento del disavanzo – scrive nella sua requisitoria la Procuratrice generale d’appello della Corte dei conti Maria Aronica – indica, non solo che non si è proceduto ad un efficace recupero delle quote applicate all’esercizio 2017, ma che non sono state recuperate neanche le quote applicate all’esercizio 2018”. Questa circostanza viene ribadita anche nella relazione dei giudici Adriana La Porta e Luciano Abbonato che fanno notare come entro la legislatura vada recuperato un miliardo di euro mentre un altro miliardo e rotti vada recuperato con l’assestamento di bilancio di quest’anno. Si tratta cioè di recuperare circa un quindicesimo della spesa regionale.
Calano gli investimenti
Luci e ombre riguardano anche la riduzione della spesa. Infatti, mentre la spesa corrente subisce una stabilizzazione, si sperimenta una “forte riduzione degli investimenti” Questa situazione segnalata dalla procura viene ripresa anche nella relazione istruttoria. Nel documento viene così segnalato un “più marcato orientamento alla gestione corrente e una bassissima propensione agli investimenti”. In numeri questo si traduce con un paragone fra il 2018 e il 2009. Dieci anni fa le spese correnti erano pari a 17.725 milioni mentre nell’ultimo bilancio sono pari a 16.258 milioni. Sono crollate invece le spese in conto capitale: da 13.150 milioni nel 2009 al 3.103 milioni di euro nel 2018. Questo dato è legato ai numeri sull’indebitamento che cala. Infatti non possono essere contratti mutui se non per le sole spese d’investimento.
Accelerazione sui Fondi europei
Spese d’investimento che così vengono delegate tutte all’uso dei fondi europei. In tal senso la procuratrice Maria Aronica ha espresso un parere sostanzialmente positivo. “Non c’è chi non veda – commenta il pm parlando dei fondi strutturali – che costituiscono una grande opportunità di investimento e di sviluppo per la Regione in un momento in cui risulta difficile investire in infrastrutture, lavoro e formazione”. In particolare vengono ritenute “incisive” alcune misure nel settore della formazione: i tirocini extracurriculari per i giovani da 18 a 29 anni e gli aiuti all’occupazione, all’istruzione e alla formazione. Nella requisitoria, inoltre, viene sottolineato come il governo abbia raggiunto gli obiettivi di rendicontazione.
Anche in questo caso però la visione generale è in chiaroscuro. Dure sono, invece, le osservazioni dell’istruttoria. Per la Corte dei conti, infatti, la rendicontazione di progetti già realizzati per conseguire gli obiettivi di spesa “pare vanificare i benefici attesi da ciascun Programma, in quanto strumento non idoneo all’incremento del complessivo livello di efficacia delle politiche pubbliche”. Questa pratica, aggiungono i giudici “pare frustrare l’effetto virtuoso creato dall’immissione di ulteriore ricchezza nel circuito economico, non determinando l’attivazione di investimenti nuovi rispetto a quelli già in essere e non generando opportunità aggiuntive per una platea più ampia di destinatari”. E non finisce qui. Infatti questa pratica potrebbe presentare “alcuni elementi di maggiore rischio conseguenti alle possibili ‘decertificazioni’ di spesa da parte della Commissione europea”. Anche nei giudizi positivi, così ci sono le ombre.
Dalle leggi alle partecipate
Non finisce qui. Se nelle prime pagine della relazione la Corte dei conti non esita a denunciare la “notevole resistenza al passaggio dalla logica emergenziale alla logica anticipatoria che è l’essenza della programmazione di bilancio”, la situazione diventa ancora più critica quando si parla della legislazione di spesa. Le pratiche di copertura adottate a Palazzo dei Normanni, vengono definite “deprecabili” perchè in esse si assiste a un “rinvio generico a risorse già in essere”.
I magistrati contabili raccontano anche le ombre che stanno dietro la gestione delle partecipate. In generale, nel commento, alla gestione del fondo perdite partecipate, la Corte dei conti rileva come su 13 partecipate la Regione possegga i dati solo di quattro di esse. Va ancora peggio se si parla di Riscossione Sicilia dove emergerebbero le responsabilità della Regione. Se nel settembre 2017 l’amministrazione avesse compensato le somme spettanti, cosa avvenuta solo recentemente, non si sarebbe scatenate le sanzioni che hanno aggravato la situazione della società di Riscossione.