PATERNÒ (CATANIA) – Il feretro del boss Turi Leanza detto “Padedda”, come hanno svelato le immagini pubblicate in esclusiva da Livesicilia, è stato portato sulle spalle per le vie principali della città tra gli applausi di familiari e fedelissimi.
Ritenuto vicino agli Alleruzzo – Assinnata, Padedda era un killer, condannato all’ergastolo per omicidio, pena convertita a 30 anni in appello, da scontare comodamente a casa in libertà vigilata. Il boss è stato ucciso in pieno giorno all’interno di una guerra di mafia che insanguina il triangolo della morte dei comuni di Biancavilla, Adrano e Paternò.
Il video di Livesicilia documenta una prova di forza che ha solo un precedente a Catania: i funerali di Alessandro Pozzo, il “Principe di Galermo” signore indiscusso dello spaccio di droga. In quell’occasione ci furono fuochi d’artificio e un corteo con un tripudio di applausi. Adesso a Paternò, terra delle arance e della grande finanza, per quasi mezz’ora è stato bloccato il traffico e un corteo improvvisato ha attraversato i “Quattro Canti”, lo snodo principale, il cuore della città. Una prova di forza al culmine di una guerra di mafia, una dimostrazione, “davanti a tutti”, del fatto che il killer-boss “Padedda” non è solo dopo essere stato assassinato.
Ad ogni singolo passo, familiari e fedelissimi, tra applausi e grida, hanno rivendicato identità e presenza sul territorio. Il tragitto del corteo “non autorizzato”, ha precisato il sindaco democratico Mauro Mangano, non è casuale. Il coro di clacson a festa ha spinto lo “Zio Turi” fino a piazza Indipendenza, passando per via Vittorio Emanuele. Il boss è stato celebrato come merita un colonnello della mafia, come si vede nei film. Ma stavolta non si tratta di un cortometraggio. E non basta la nota, opportuna e apprezzabile, diffusa dal sindaco, che sottolinea come “il corteo non ha coinvolto la città”, a diradare le nubi che si aggirano su questo “evento”.
Osservando il corteo che avanza, è difficile comprendere dove finisca la città di cui parla il sindaco e inizi invece la città che celebra o resta indifferente al corteo in onore di un killer. Il rispetto per i defunti è sacro ed è dovuto a tutti, anche ai mafiosi o presunti tali. Ma il dolore è fatto privato, soprattutto per un boss, e la celebrazione pubblica con grida, applausi e coro di clacson, durante una guerra di mafia, è ben altra cosa. I funerali sono stati già celebrati. la Questura, conferma a Livesicilia, non ha disposto alcun divieto. Allora è tutto tranquillo? No, nel circondario di Paternò, terra delle arance, scorre troppo sangue.