”I fatti non sono assolutamente andati come e’ stato riportato dai media, sto provvedendo con i miei legali per rettificare una versione che non corrisponde a verità. Non ho aggredito nessuno, ma sono stato aggredito. Ho già consegnato un’informativa alla direzione sanitaria del Policlinico per spiegare come sono andati effettivamente i fatti”. A parlare con l’Ansa è il ginecologo Vincenzo Benedetto, uno dei medici coinvolto nella lite in sala parto al Policlinico di Messina.
Benedetto dà la sua versione dei fatti: ”Mi trovavo in veste di medico di guardia responsabile e attendevo il cambio del collega alle 8. Sono quindi sceso in sala parto per prendere le cartelle da dare poi al collega, quando in una stanza vedo due ostetriche, un infermiere e il dottor Antonio De Vivo, che stanno prestando assistenza in maniera concitata alla paziente. Noto il cardio-topografo che rivela in tempo reale il battito cardiaco e le contrazioni uterine e dal tono e dall’intensità rilevo che c’è un battito cardiaco basso. Vado dunque in sala riunioni e telefono in rianimazione, chiedendo urgentemente un anestesista per un cesareo. Di quello che sto dicendo ci sono le registrazioni. Chiamo anche il mio direttore di unità operativa, il professor Domenico Granese per avvertirlo e lui scende subito giù”.
Il medico, che è stato sospeso, continua la sua ricostruzione. ”Tra queste due chiamate, il dottor De Vivo entra nella stanza riunioni per chiamare l’anestesista. Gli dico che già l’ho fatto e poi gli chiedo cosa abbia fatto. Per legge lui infatti mi deve mettere al corrente di quel che fa perché io sono il medico responsabile in quel momento dal punto di vista giuridico e ne rispondo”. Secondo il ginecologo a quel punto comincia la lite: ”Lui comincia ad insultarmi e mi getta una sedia contro, non mi colpisce perché la sedia sbatte contro la scrivania e cade sul pavimento. Poi prima di andare via dà un pugno alla vetrata e si fa male. Io non l’ho aggredito, né strozzato come lui dichiara, difatti non ha segni né manifestazioni di aggressione se non quelli che si è procurato da solo con il pugno alla vetrata”
Il ginecologo prosegue la sua ricostruzione: ”Uscito dalla stanza, il dottor De Vivo si butta a terra e inizia a urlare che lo volevo strangolare. Chiama i carabinieri e il padre del bambino. Poi arriva il professor Granese, lo vede e gli chiede perché ha fatto tutte quelle chiamate e cosa è accaduto. Spiego a Granese quello che è accaduto. Nel frattempo alle 8.15-8.20 arriva l’anestesista e alle 8.40 si procede con l’intervento. I tempi tecnici sono stati rispettati, la nascita in pediatria è stata registrata alle 8.50. Si è agito con assoluta urgenza, non c’è alcuna correlazione tra la lite e quanto accaduto dopo”.
“Abbiamo entrambi un’attività privata, come consentito dalla legge, e nessuno dei due ha mai interferito sui pazienti dell’altro” ha poi aggiunto Vincenzo Benedetto, dopo che indiscrezioni di stampa hanno parlato di “gelosie professionali” fra i due medici, così come testimoniato dal personale del nosocomio. Il medico-ginecologo spiega di non avere ”ricevuto alcun avviso di garanzia”. ”Sono però preoccupato – afferma – su questo caso c’è stata un’esagerazione da parte dei media. Non si enfatizza perché siamo al Sud, ma perché in generale la sanità è sempre sotto l’occhio del ciclone”. Benedetto sottolinea di essere contento ”che la madre e il bambino stiano meglio”. ”Vorrei quando sarà possibile chiarire con il padre del bambino – prosegue – ha detto cose inesatte, tutto si è svolto con la massima celerità”.
Per il medico i problemi di salute della puerpera ”purtroppo sono dovuti a una patologia pregressa della moglie”. ”Certo, se il mio collega avesse effettuato un tracciato e si fosse accertato delle patologie della donna – sostiene ancora – forse non avrebbe messo il gel che serve per la stimolazione e alcune volte, con la presenza di patologie, può essere nocivo. Non sono però al corrente al 100 per cento di come sono andati i fatti, dico solo quello che ho visto io. Spero rientri questo polverone, la sanità è in una situazione disastrosa ma per le carenze di organico, non per la negligenza dei medici”.