PALERMO – Un giorno separa la Sicilia dai risultati di un voto per le Europee. Un test politico, a cui si aggiunge il voto amministrativo in 37 Comuni, che servirà a ridisegnare i rapporti di forza della politica siciliana, non solo tra i partiti, ma anche al loro interno. Le Europee nell’Isola, infatti, si sono trasformate in una sorta di primarie interne ai partiti e le grandi manovre della campagna elettorale hanno visto in queste settimane patti, alleanze, tradimenti consumati prima fra tutto tra compagni di partito, come peraltro è normale quando si vota con le preferenze. Le somme si tireranno stanotte. Ecco quali sono tutte le principali partite che si giocano alle urne oggi.
Rischio urne deserte
Il primo numero che emergerà con chiarezza stasera è quello relativo all’affluenza. La sensazione diffusa è che si possa registrare un astensionismo da record. Tutti i politici impegnati in campagna elettorale concordavano: “Il problema più grosso è convincere la gente ad andare a votare”. Alle ultime regionali in Sicilia un elettore su due restò a casa. Stavolta il dato potrebbe essere anche peggiore. Il malcontento diffuso, soprattutto nell’esercito di quanti sono rimasti senza stipendio dopo i pasticci delle manovre regionali, non promette nulla di buono. Dovrebbe risentirne soprattutto il voto organizzato: in tempi di magra le clientele si dissolvono come neve al sole. Uno scenario che può agevolare soprattutto i partiti che si presentano come “anti-sistema”.
Effetto Grillo
E siamo al secondo punto: il ciclone Grillo. Finché è stato possibile pubblicare i sondaggi, i dati del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Isole erano a livelli da Dc dei tempi d’oro. Dalle parti del Pd si attende con una certa trepidazione il risultato dei grillini in Sicilia. Renzi è sembrato avere molto chiaro il “problema Sud” (anche nelle altre regioni del Mezzogiorno i grillini erano dati negli ultimi sondaggi pubblici davanti al Pd) e ha intensificato negli ultimi giorni di campagna elettorale la presenza di ministri al Sud. Ma mentre il premier tesseva, il suo partito in Sicilia come Penelope disfaceva la tela a suon di litigi interni.
La sfida nel Pd
Il livello più drammatico di contrapposizione interna è maturato proprio tra i democratici. Con i suoi anatemi anti-Fiandaca, Rosario Crocetta ha trasformato il voto in una sorta di referendum sul suo governo. Il presidente e i suoi hanno schierato in forze la macchina burocratica regionale a sostegno della bergamasca Michela Stancheris. Per lei voterà il pezzo di Megafono ancora fedele a Crocetta e il gruppo dei Moderati di Totò Cardinale. Repubblica giovedì scorso ha passato in rassegna l’elenco dei grand commis della Regione, schierati lancia in resta per la Stancheris, da pezzi grossi della Sanità a membri degli uffici di gabinetto, passando per esponenti di sottogoverno e dirigenti regionali.
Insomma, l’apparato di Palazzo in nome della rivoluzione si è speso per l’assessore al Turismo. Che però deve temere altri concorrenti di peso. Come Renato Soru, che potrebbe essere il primo sardo a spuntarla sui siciliani. L’ex governatore della Sardegna va forte nella sua Isola ma anche in Sicilia conta su tanti sostenitori, dai renziani della prima ora a ex deputati come Pino Apprendi e a diversi sindaci. O come Giovanni Fiandaca, assurto a icona anti-Crocetta (grazie all’insperato regalo del governatore) e spinto, oltre che da un voto d’opinione, anche – in tandem con la capolista Caterina Chinnici, candidatura che pesca anche tra i renziani – dall’agguerrito blocco dei cuperliani, intenzionati a dare un dispiacere a Crocetta. Giocano la loro partita anche il renziano Marco Zambuto e il candidato di Giuseppe Lupo Giovanni Barbagallo, unico ex Margherita che ha il suo zoccolo duro a Catania, dove si gioca le sue carte anche Michela Giuffrida, spinta dai nuovi compagni di avventura del Pd, cioè Articolo 4 di Lino Leanza (dove anche Fiandaca però raccogliere consensi).
Le “primarie” del centrodestra
A destra del Pd si gioca un’altra partita importante, quella per la leadership dell’aera moderata. La lista Nuovo centrodestra-Udc in Sicilia punta a fare il pieno e a insidiare il primato di Forza Italia. Tra gli alfaniani tenta la riconferma l’uscente Giovanni La Via, vicino a Giuseppe Castiglione. Ma va tenuta d’occhio la strana coppia Francesco Cascio-Giovanni Pistorio, che con un asse tra Palermo e Catania vorranno dire la loro. I due possono contare, tra gli altri, sugli schifaniani a Palermo e sull’Udc, o almeno sulla parte che si impegnerà, in giro per la Sicilia. In campo anche le candidature “di servizio” di Germanà (candidato forte a Messina, complice anche il liberi tutti tra il corposo elettorato moderato di Francantonio Genovese), Marinello e Valenti.
In Forza Italia la sfida sembra molto aperta. Gli ex An in blocco si stanno spendendo parecchio per Salvo Pogliese. Col vicepresidente dell’Ars ci sono tra gli altri Nello Musumeci, Marco Falcone, Giorgo Assenza, Guido Lo Porto e Marcello Tricoli. Il capolista Gianfranco Miccichè conta su Stefania Prestigiacomo, Francesco Scoma e Bernardette Grasso. Silvio Berlusconi ha scritto una lettera per chiedere di sostenerlo. Ma diversi suoi ex fedelissimi si sono spesi per altri nomi. Prova a sparigliare il sardo-siculo Salvatore Cicu: in Sardegna punta a fare il pieno, ma anche in Sicilia – dove è nato – ha trovato sponde importanti. Altra candidatura pesante è quelal di Salvatore Iacolino, uscente che gioca la sua partita partendo da uno zoccolo duro tra Palermo e Agrigento. Da tenere d’occhio anche Innocenzo Leontini, spinto dal Cantiere Popolare di Saverio Romano – che punta a una affermazione importante per dire la sua nei nuovi equilibri del partito – ma anche dai lombardiani dell’Mpa e da pezzi della vecchia guardia forzista. La classifica finale sarà un punto di partenza importante in vista della riorganizzazione del nuovo partito berlusconiano che scatterà all’indomani del voto.
La sfida dei piccoli
Ma nella competizione c’è anche chi guarderà per prima al risultato nazionale. Per farcela, infatti, bisogna raggiungere il 4 per cento a livello nazionale. È la principale sfida per i “piccoli”, che tentano di staccare il biglietto per Strasburgo. Tra loro, la Lista Tsipras, Fratelli d’Italia, Scelta europea, Green Italia e Idv.