Il mafioso ucciso nel bar insieme al suo pastore tedesco

Il mafioso ucciso nel bar insieme al suo pastore tedesco

La requisitoria del processo Thor: l'omicidio di Melino Cirincione del 1990.

CATANIA – Un altro omicidio all’interno di un bar. Questa volta siamo a Piano Tavola, frazione di Belpasso. È il 4 ottobre 1990 Nicola Carmelo Cirincione, conosciuto come Melino, è crivellato all’interno del bar Orchidea. Due sicari, uno armato di pistola e uno di fucile, hanno sparato colpendo anche il cane, un pastore tedesco, che accompagna la vittima. Cirincione è un affiliato al clan Santapaola del gruppo del Villaggio Sant’Agata. Gli atti del blitz Fiducia raccontano la sua appartenenza a Cosa nostra catanese. Un’epurazione interna, dunque.

Un delitto che vede alla sbarra Natale Di Raimondo, oggi pentito, Aldo Ercolano, il boss di razza della famiglia mafiosa, Giuseppe Squillaci, Francesco Di Grazia, Enrico Caruso e Francesco Maccarrone. 

Francesco Squillaci, il collaboratore che ha scatenato un terremoto nella mafia portando anche diversi killer a confessare omicidi, non ricorda il movente di quel delitto. Forse il consumo di cocaina ha decretato la condanna a morte di Cirincione. “È noto all’epoca – ha spiegato il pm Rocco Liguori al gup nella requisitoria del processo Thor –  che chi assumeva droghe, in particolare cocaina, veniva ritenuto in Cosa Nostra un soggetto non affidabile e comunque in diverse occasioni è stata un’ottima scusa, un pretesto per costruire una tragedia ed eliminare un soggetto che per qualche altra ragione è un soggetto scomodo, doveva essere comunque ucciso”. Sul movente Natale Di Raimondo e Santo La Causa hanno confermato l’ipotesi della droga, invece Ferdinando Maccarrone ha ipotizzato un appropriazione di soldi. Maurizio Avola, invece, ha fatto riferimento a familiari della vittima nelle forze dell’ordine. 

L’omicidio, comunque, è stato autorizzato da Aldo Ercolano. “Faceva ammazzare tutti quelli che facevano uso di droga”, ha detto La Causa ai pm.

I killer sono stati “Francesco Di Grazia e Francesco Maccarrone, Enrico Caruso ha guidato l’auto”.  A fare da vedetta sono stati incaricati “Massimo Pennisi, poi ucciso, Antonio Licciardello e Giovanni Cavallaro, tutti del gruppo degli Squillaci”. 

“A sparare dentro il bar – ha analizzato il pm citando i verbali del pentito Francesco Squillaci – sono stati Di Grazia con un fucile a canne mozze caricato a pallettoni, e Maccarrone con una pistola calibro 9 per 21”. 

Anche per questo omicidio, Francesco Maccarrone ha confessato: “Il 9 luglio 2020 l’imputato – ha spiegato il pm – ha riferito che l’omicidio di Nicola Cirincione detto “Melo” era avvenuto nel suo bar di Piano Tavola e che nell’occasione era stato costretto a uccidere anche il suo cane, un pastore tedesco. Sono andati sul posto lui e Franco Di Grazia con una Lancia Ypsilon guidata da Enrico che faceva parte del loro gruppo”. 

Per uccidere un personaggio di spicco come Cirincione, molto legato a Marcello D’Agata e al gruppo di Ognina, è stato necessario riunire la cupola. “Nella riunione in cui venne deliberata l’uccisione del Cirincione sono stati certamente presenti Aldo Ercolano, Calogero Campanella e Marcello D’Agata e altri uomini d’onore”, ha spiegato Liguori al gup.


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