"Il dolore a casa, la fatica fuori | Ma sei felice se salvi qualcuno" - Live Sicilia

“Il dolore a casa, la fatica fuori | Ma sei felice se salvi qualcuno”

La campagna di LiveSicilia. Lo sfogo di un medico: "Lo stress è alle stelle e poi...".

Presi di mira, minacciati, strattonati. Si moltiplicano le aggressioni contro gli operatori della sanità. LiveSicilia.it compie un viaggio per conoscere e per sostenere chi lavora e si sacrifica nella trincea dei nostri ospedali.

PALERMO- Dice: “Sono un medico e basta”. Telefona perché ha letto gli articoli della campagna di LiveSicilia.it sugli ospedali, si qualifica con nome, cognome e ruolo, ma ripete: “Scriva medico e basta, per piacere”.

Dice ancora: “Sono un dottore palermitano e ho bisogno di parlare. Nei pronto soccorso la situazione è al limite, è vero. Però il problema non nasce oggi, è il frutto di una serie di comportamenti che sono giunti all’epilogo. Un medico deve avere il suo tempo per una diagnosi e se lo deve ritagliare con difficoltà. E’ costretto a decidere in pochissimi istanti. E può sentirsi solo, indifeso, non protetto. Lo sbaglio è sempre possibile, perché siamo esseri umani, specialmente se compressi, c’è il pericolo delle denunce spesso non appropriate e c’è il rischio che qualcuno attraversi la porta per farti fisicamente del male. Lo stress è alle stelle. La vita è sacrificata. Un medico di pronto soccorso, se la mattina è di turno, la sera non esce con gli amici e comunque lavora con un ritmo inconsueto. E c’è il famoso rapporto con il paziente che è la cosa più importante da coltivare. Un vero medico è uno che riesce a parlare e ad ascoltare, perché deve dare la risposta a un malessere”.

E ci pensi, proprio ascoltando il timbro accorato di un ‘medico e basta’ a quella zattera alla deriva che sono i nostri ospedali. Insieme, a condividere la stessa pena, una comunità ai minimi termini. Chi sta male e chi si prende cura, uniti nella stessa disperata battaglia, in mancanza di uomini, mezzi e risorse.

“Ognuno vive la missione che esercita a suo modo – prosegue il racconto -. Chi sta in ambulanza, chi attende in corsia. Non è qualcosa che ti sei trovato a fare soltanto perché cercavi un posto di lavoro. E’ una realtà che ti assorbe completamente. E tutto quello che accade ti tocca in profondità. Poi, hai le vicende della tua esistenza, magari a casa c’è qualcuno che sta male: a me è successo con mia moglie. Eppure, ho continuato a fare il medico dentro e fuori, cercando di ricacciare la paura, il dolore, le emozioni che provavo. Sei il medico di tutti e non di te stesso. Ho cominciato trent’anni fa: volontario, portantino, infermiere e dottore… Raccoglievo le persone da terra. Era difficile, ma meglio di adesso. I turni sono massacranti. Ti misuri con una società arrabbiata. Ti vengono addosso tutte le contraddizioni violente che esistono e sei il soggetto più indifeso. Hai soltanto il tuo cuore, la tua passione, la tua scienza. E a loro ti aggrappi con forza per non scivolare. Vorremmo più tempo, sì. Più tempo per valutare, per la nostra formazione, per i nostri affetti, per guardare in faccia le persone e pensare: ecco, siamo uomini in una circostanza complicata, cerchiamo di migliorarci, di uscire guariti da questa esperienza”.

E chissà quante altre voci per ora silenti si riconosceranno nel racconto di chi ha preso il telefono e ha chiamato perché ‘doveva parlare’.

Medico e basta conclude: “E’ terribile quando devi lasciare andare qualcuno. Perdi un pezzo di te. Ma se riesci a riprendere una vita che sembrava perduta, poi incontri sguardi di gratitudine e non li dimentichi. E capisci che vale la pena di non mollare”.

La puntata precedente: l’infermiera che riesce a sorridere LEGGI

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI