La Procura di Palermo indaga sulla morte di Salvatore Giuliano. L’ipotesi da verificare, attraverso l’esame delle fotografie disponibili del cadavere ripreso nel cortile di casa De Maria il 5 luglio del 1950 e di quelle che lo ritraggono nell’obitorio del cimitero di Castelvetrano, è se si tratti sempre dello stesso cadavere e se uno dei due sia in effetti di Salvatore Giuliano. Ipotesi da fiction? Non tanto se il pm Ingroia ha fatto partire una indagine a tutto campo e disposto l’acquisizione dell’unico video della morte diffuso all’epoca dalla settimana Incom (il video, per gentile concessione dell’Istituto Luce, è visibile su www.ansa.it) e di molte foto dell’epoca. Ora la polizia scientifica farà le sue analisi. Che il cadavere mostrato ai giornalisti nel luglio del 1950 potesse non essere quello di Giuliano è in Sicilia diceria, leggenda, brusio costante in questi 50 anni. Ma ora c’è una verifica che ha come base l’ipotesi che i due cadaveri, del cortile e dell’obitorio, siano di due persone diverse messa nera su bianco, anni fa, da un specialista dei Medicina Legale, il Professor Alberto Bellocco. A chiedere quella verifica è stato il giornalista della Rai Franco Cuozzo che all’Ansa racconta tutti i retroscena di questa incredibile ipotesi e anche le conclusioni a cui è giunto nel libro che sta scrivendo. Cuozzo trova, circa 10 anni fa, in un Archivio, La Fondazione Allori, delle foto di Giuliano all’obitorio che non aveva mai visto. Verifica che non siano state pubblicate e si accorge che ci sono vistose anomalie. Quel cadavere è “troppo fresco” per essere stato dalle 3 di notte alle 10 per alcuni e alle 15 per altri del 5 luglio all’aria aperta. Colava del sangue dalle ferite. Non mostra segni evidenti di processi degenerativi. “C’erano dei fori, quattro, due dalla parte destra del costato e due sul braccio sinistro. E poi non quadra nulla nella ricostruzione. La notizia dai carabinieri arriva a Roma tardi, alle 20.30 mentre ai politici arriva subito: c’è una evidente sfasatura, come se i “carabinieri attendessero che qualcosa si compisse” e ci fosse “in corso una trattativa”, dice Cuozzo che cita le perplessità dei giornali dell’epoca. Nel cortile Giuliano era irriconoscibile, bocconi, con il viso per gran parte rivolto a terra e una chiazza di sangue proprio in corrispondenza. I giornalisti a Castelvetrano arrivarono – ha ricostruito Cuozzo- quando già il cadavere era stato portato via. Facevano fede solo le foto fatte scattare sotto stretto controllo dei carabinieri. Cuozzo è giunto, sulla base di attenti studi che poggiano anche sulla perizia da lui chiesta ma diffusa da due ricercatori, ad una sua verità. ” Come ha detto anche Andreotti la Dc, lo Stato, usò la mafia per far fuori Giuliano. C’era una taglia di 50 milioni e tutte le sfasature, le anomalie, le contraddizioni, le incertezze delle prime ore, la rabberciata e incerta ricostruzione fotografica, si spiegano se si parte dall’idea che la mafia ‘apparecchio” quel cadavere, il sosia di Giuliano che il bandito voleva utilizzare per un film, come ‘contromarca’ per avere i 50 milioni pattuiti e consegnare subito dopo il cadavere di Giuliano. Si è scritto, detto, sostenuto, ci sono anche dei nomi, che nella vicenda venne utilizzata la mafia di Monreale, l’unica che era rimasta legata a Turiddu. Ecco, credo, il perchè‚ di quei due cadaveri diversi. Quello del cortile De Maria è il sosia, l’altro, è Giuliano. La trattativa aveva per oggetto le coperture da garantire e i soldi da incassare. Qualcuno non si fidava e ricorse al vecchio detto,’pagare tappeto, vedere cammello’. E soprattutto Cuozzo seppe dal fotografo che aveva fatto quello scatto, Osvaldo Restalli, che era del tardo pomeriggio del 6 luglio e che nella gestione della pubblicazione sui giornali c’era una accorta regia. ”Quelle dell’obitorio, se prese da una certa angolazione, erano stata tutte non pubblicate. Poteva poi un cadavere colare sangue fresco dopo 37 ore dalla morte?”. La storia è semplice. La perizia di Bellocco dice chiaramente, con riscontri difficilmente confutabili (ci sono colpi di arma da fuoco in posti diversi sui due cadaveri; i lobi delle orecchie sono nettamente diversi, ci sono solo in uno le basette, il cadavere dell’obitorio ha una gamba spezzata ecc.) che si tratta di due corpi diversi. Quella perizia ha una sua spiegazione ma non quella ‘strombazzata’ della messinscena per coprire la fuga di Giuliano “ma la trattativa tra lo Stato, i carabinieri, e la mafia che doveva, dopo aver fatto fuori Giuliano e il suo sosia, consegnare il cadavere del bandito dopo aver dato, con il primo cadavere, il riscontro di aver portato a tremine l’operazione. Soldi, quindi. E coperture. Ecco perchè‚ quello dell’obitorio altri non è, per me che seguo la cosa da 10 anni, che il corpo di Turiddu”.
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