(R.P.) Sussurrata. Rimasticata. Scritta. Giova ripeterla la verità: il Palermo è una squadra mediocre. Assai meno forte di quella dell’anno scorso. Forse la rosa meno attrezzata da quando i rosa sono in serie A. Il povero Mangia (come Pioli prima) non può cavare sangue dai sassi. Tzorvas è un portiere da sufficienza e nulla più. Tolta la forte coppi centrale, il centrocampo manca di un geometra (e D’Agostino gioca a Siena), l’attacco si basa sui garretti stanchi di Miccoli, sulle mattane di Hernandez e sulla salute cagionevole di Pinilla. Non è detto che sia necessario criticare il presidente Zamparini, ma l’assunto ci pare innegabile. Non è un Palermo adatto a sogni e voli pindarici. Certo, la paziente accumulazione di fatica e tattica ha talvolta trasformato compagini incomplete in portentose macchine da guerra. Ma ci vuole, appunto, pazienza.
Ne consegue che è perfettamente normale andare a Udine, confrontarsi con l’allenatore italiano più bravo che c’è, ed essere presi a pallonate. Cara grazia che sia finita soltanto uno a zero. L’obiettivo da raggiungere è la veloce accumulazione di quanti più punti possibili. Ergo, adesso, serve stringersi a quadrato intorno al Palermo, per evitare sorprese. A cose fatte, chi vorrà potrà cominciare il processo.