PALERMO – La riunione di Giunta andata avanti come tante altre in passato, poi la richiesta se qualcuno dei presenti avesse eventuali comunicazioni da dare ai colleghi del governo e davanti al silenzio dei diretti interessati, Nuccia Albano e Andrea Messina, Renato Schifani ha chiuso la seduta recandosi nella sua stanza per firmare la revoca degli assessori in quota Dc. Si è consumato così l’ultimo atto dei centristi nella Giunta di Palazzo d’Orleans.
Albano, Messina e quelle dimissioni mai arrivate
Schifani attendeva un passo indietro formale da parte di Albano e Messina in quanto rappresentanti di un partito finito nella bufera giudiziaria con la richiesta d’arresto per il suo leader, Totò Cuffaro, e per il suo capogruppo all’Ars Carmelo Pace. Nessun foglio di dimissioni, invece, è giunto sul tavolo del governatore, che così ha preso l’iniziativa.

Alle 14:46 la firma elettronica sui decreti che mettevano i centristi alla porta e certificavano il ‘grande gelo’ tra i protagonisti della vicenda. A poco è valsa l’autodifesa d’ufficio fatta da Albano in separata sede. “Ho sempre svolto il mio lavoro con la massima rettitudine e non sono indagata, perché dovrei dimettermi?”, è stato l’interrogativo posto dal medico esponente della Democrazia cristiana.
Schifani: “Ho difeso le istituzioni”
“Nelle mie scelte ha prevalso l’esigenza della tutela della legalità e della trasparenza del governo delle istituzioni”, ha spiegato in serata Schifani. Una replica anche alle osservazioni giunte dal gruppo parlamentare della Dc all’Ars, che pur assicurando fedeltà al programma di governo non ha mancato di imputare al governatore una reazione “non pienamente coerente” in virtù di un trattamento considerato “inedito rispetto a situazioni politiche pregresse”.
Il riferimento non esplicitato dai deputati dello scudocrociato è ad altre vicende giudiziarie che hanno riguardato esponenti della giunta regionale: dal vice presidente Luca Sammartino all’assessora al Turismo Elvira Amata. Oltre il perimetro del centrodestra, intanto, con l’avvicinarsi della Finanziaria all’Ars, si registrano le prese di posizione sempre più aspre di Cateno De Luca: “L’estromissione della Dc non ci basta”.

