PALERMO – Le opposizioni che si ricompattano, il governo si rafforza. I due scenari di norma si autoescludono a vicenda ma non all’Assemblea regionale siciliana, dove tutto è possibile. I protagonisti della seduta di martedì, con il ‘no’ alla mozione di sfiducia nei confronti del governatore Renato Schifani, hanno tutti incassato qualcosa politicamente ma dietro al risultato raggiunto si nascondono degli interrogativi.
La serata delle opposizioni e del governo
Dalle parti dell’opposizione il racconto della mozione di sfiducia al presidente della Regione restituisce la possibilità che l’attuale centrosinistra trazione Pd-M5s, con l’outsider Ismaele La Vardera, possa ancora essere qualcosa di diverso rispetto allo schema classico. Il governo, invece, si piazza ad una confortevole quota di 41, deputati a lui vicini, tanti quanti i ‘no’ alla sfiducia.
In entrambi i casi, però, c’è il classico risvolto della medaglia. Quell’effetto indesiderato di un farmaco da assumere comunque. Le controindicazioni, in questo caso, interessano tanto le opposizioni quanto il governo.
Centrosinistra, si riapre l’opzione De Luca?
Nella partita della sfiducia Pd, M5s e Controcorrente sapevano già che alla fine il risultato finale non sarebbe stato a loro favorevole. La mossa parlamentare, che ha ricompattato le tre sigle rilanciando l’immagine di una opposizione compatta, ha però riaperto un capitolo che sembrava chiuso e che potrebbe essere motivo di irrequietezza: la possibilità che Cateno De Luca possa fare parte dell’alternativa all’attuale centrodestra.
Il sindaco di Taormina da giorni fiutava la possibilità di sfruttare a suo favore la mozione di sfiducia e così è stato. Il voto favorevole di Sud chiama nord non ha spostato di una virgola il risultato finale ma ha consentito ai deluchiani di tenere aperta la porta verso la futura coalizione che giocherà la partita delle Regionali 2027.
Dal Pd voci favorevoli a De Luca
La novità è stata colta dal Partito democratico, dove il capogruppo Michele Catanzaro e il deputato Nello Dipasquale hanno salutato positivamente il ‘De Luca di ritorno’. “Il voto di Scn alla mozione di sfiducia è importante perché li pone in alternativa a questo governo regionale – ha affermato Catanzaro -. Chi vota la sfiducia oggi si mette nella posizione di poter costruire assieme a noi il governo di domani”. Dipasquale in aula ha evidenziato: “L’opposizione si è ricompattata e ciò che è accaduto con De Luca è importante, non perderemo l’occasione di presentare l’alternativa”.

De Luca: “La Sicilia sopra i partiti”
Il diretto interessato dal podio di Sala d’Ercole ha citato la formula politica di don Luigi Sturzo, ‘La Sicilia sopra i partiti’, invitando le forze politiche siciliane ad andare “oltre gli steccati ideologici”. De Luca si è spinto fino a profetizzare un governo “di area civica, autonomista e progressista”, disegnando scenari che porterebbero Raffaele Lombardo e il suo Mpa-Grande Sicilia accanto al Pd: scena già vista quando a Palazzo d’Orleans albergava proprio Lombardo, che abbandonò gli alleati di Forza Italia per proseguire l’esperienza di governo con i dem.
“L’ultima chance per il centrosinistra”
Di acqua, da quel tempo, ne è passata sotto ai ponti ma De Luca oggi chiede “agli amici dell’opposizione” di non farsi “condizionare” da Roma. “Questa è l’ultima possibilità che concedo loro – ancora – ma devono sentire il peso morale e politico del futuro della Sicilia”. Del resto “continuando ad andare separati – è lo Scateno-pensiero – si consentirà al centrodestra di vincere a mani basse”.
Siluri da De Luca a Di Paola
L’opzione De Luca, però, non è priva di controindicazioni, soprattutto per il Movimento cinque stelle. Nel lungo intervento del leader di Sud chiama nord ha riaperto lo scontro con il coordinatore regionale Nuccio Di Paola: “Ha fatto lui le convocazioni per il ‘conciliabolo’ di San Martino delle Scale”, dove Pd, M5s e La Vardera decisero di presentare la mozione di sfiducia. Una riunione definita da De Luca “irregolare”, e alla quale Sud chiama nord “non è stata invitata” per via delle alleanze fatte con il centrodestra in alcune regioni recentemente al voto. Da qui l’affondo: “Fino a quando continuerà questa logica ‘ad excludendum’, con un diritto di veto sui partecipanti, il centrodestra potrà dormire sonni tranquilli”.
Mozione di sfiducia, tre assenti nel centrodestra
Qualche pensiero, dietro ai sorrisi e alle pacche sulle spalle per il ‘no’ fermo del centrodestra alla sfiducia, spunta però anche dalle parti di Palazzo d’Orleans. Il pallottoliere di Sala d’Ercole non ha restituito preoccupazioni sulla mozione di sfiducia ma qualcosa fuori posto nella serata di Palazzo dei Normanni, alla fine, Schifani l’ha registrata.
Tre i parlamentari di centrodestra assenti al momento del voto. Il forfait del Dc Carmelo Pace, coinvolto nell’inchiesta che vede indagato anche l’ex governatore Totò Cuffaro, era risaputo alla vigilia ma all’appello nominale sulla mozione di sfiducia non hanno risposto neanche Fabrizio Ferrara (FdI) e Alessandro De Leo (Forza Italia).
Ferrara risulta ‘assente giustificato’: in viaggio a Bruxelles con una delegazione di amministratori locali, aveva già avvertito i vertici del proprio partito che non avrebbe potuto partecipare al voto di Sala d’Ercole. Schifani sapeva già dell’assenza del presidente della commissione Cultura dell’Ars.
Discorso diverso, invece, per De Leo. Il deputato messinese, ex Scn, oggi è vicino alle posizioni del parlamentare nazionale azzurro Tommaso Calderone, avversario di Schifani all’interno di Forza Italia. Il nome di De Leo, come uno dei deputati che avrebbero potuto manifestare il proprio dissenso attraverso un’assenza strategica, circolava già da alcuni giorni.
Le ‘spine’ del Mpa per Schifani
Schifani, che ha sorriso per la “prova di grande compattezza” (VIDEO) della maggioranza, dovrà poi tenere conti dei distinguo del Movimento per l’autonomia. Gli uomini di Lombardo hanno mantenuto fede al patto di coalizione ma in Aula il deputato agrigentino Roberto Di Mauro, ex assessore all’Energia, ha mandato segnali precisi a Schifani e al vice presidente della Regione Luca Sammartino che detiene anche la delega all’Agricoltura.
Di Mauro ha rispolverato la mancata riforma dei Consorzi di bonifica: “Centralizzava le decisioni su Palermo, tutto il contrario di quanto previsto dal legislatore nazionale – le parole di Di Mauro -. Si faccia un tavolo di concertazione governo-maggioranza-opposizioni sul tema”.
Il Mpa contro Iacolino
L’esponente autonomista ha poi attaccato frontalmente il direttore generale del dipartimento Pianificazione strategica Salvatore Iacolino. “La sua gestione è un misto tra attività amministrativa e attività politica – ha osservato -, bisogna porre rimedio a questa situazione”. L’avviso ai naviganti è stato lanciato e non può lasciare del tutto tranquillo Schifani, anche in vista della Finanziaria:” Su alcuni temi importanti serve concertazione”.

