Il "pasticciaccio" Riscossione |e il mistero del maxi-buco - Live Sicilia

Il “pasticciaccio” Riscossione |e il mistero del maxi-buco

L'ex assessore all'Economia Gaetano Armao

La situazione drammatica dei conti della società che si occupa di incassare i tributi in Sicilia era già emersa nello scorso autunno, quando l'allora assessore Armao aveva ipotizzato l'amministrazione straordinaria. I sindacati chiedono più sinergia con Equitalia e lanciano l'allarme per gli 800 posti di lavoro. Bianchi: agiremo in tempi strettissimi. E parte l'ispezione della Regione

PALERMO- Lontani i tempi in cui gli esattori nuotavano in acque dorate. Oggi Riscossione Sicilia naviga in acque più che tempestose, col rischio concreto di un clamoroso capitombolo. Colpa della crisi, in parte. Ma non solo. Almeno secondo la Regione, socio di maggioranza, che ieri ha annunciato l’avvio di un’ispezione per vederci chiaro sul buco che ha messo in ginocchio la società e sulla “correttezza dell’amministrazione”. Ma già nei mesi scorsi il governo regionale, quando era ancora in carica la giunta di Raffaele Lombardo, aveva inquadrato la gravità della situazione della società incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate nella Regione Sicilia.

Nello scorso ottobre, la grave situazione dei conti della società era stato oggetto di un carteggio tra l’allora assessore regionale all’Economia Gaetano Armao e il numero uno di Equitalia (che detiene il 10 per cento della società, il restante 90 è della regione) Attilio Befera. La Regione, esaminando lo stato patrimoniale della società, parlava di “cristallizzazione del capitale investito”, di “un livello di incaglio elevatissimo”. “Riscossione Sicilia – scriveva l’assessore – sconta nel suo stato patrimoniale la situazione irrisolta dei ruoli con obbligo pre-riforma e della pregressa gestione bancaria MPS”.

In un altro documento, sempre dell’ottobre dell’anno scorso, Armao scrivendo a Befera e al ragionieri generale ancora più chiaramente tira in ballo “il socio bancario che ha poi lasciato la società”, ossia Montepaschi. Armao metteva in evidenza il calo del tasso di produttività aziendale e soprattutto la drammatica erosione del patrimonio netto. Nella missiva, prendendo atto anche di “costi amministrativi” “non in linea con la dinamica dei ricavi”, si parlava di “ineludibili interventi di ricapitalizzazione, che non possono essere disgiunti dalla adozione di un piano di risanamento aziendale che restituisca equilibrio economico all’azienda”, in assenza del quale, concludeva Armao, era il caso di “valutare l’avvio per le procedure di amministrazione straordinaria”, anche alla luce del costante peggioramento della situazione economica della società (Armao parlava di “contrazione ormai irreversibile dei ricavi” e di “peggioramento di tutti i margini”).

Al riguardo, oggi, Armao commenta, con più di una punta di polemica: “Se Bianchi e Crocetta, invece che aggredire il precedente governo, avessero dato la possibilità di fare il passaggio di consegne, come da me più volte richiesto, avremmo potuto parlare del dossier Riscossione”. Polemica che Bianchi rispedisce al mittente.

C’è anche questo nella complicata storia della società, che in Sicilia fa quello che altrove spetta ad Equitalia. “Ancora oggi il modello organizzativo di Riscossione Sicilia rimane quello di vent’anni fa ed un serio piano industriale manca ormai da più di un lustro”, lamenta la Fiba Cisl Sicilia in una lettera al presidente della Regione firmata dalla segretaria Anna Cuntrera e dal responsabile aziendale Pietro Di Quarto, con la quale si chiede l’apertura di un tavolo di crisi “a tutela del comparto, del lavoro e delle 800 famiglie dei lavoratori esattoriali”. Il sindacato chiede una maggiore sinergia con Equitalia, anche perché, fa notare la Cisl, “Equitalia e le sue partecipate nel 2011 (i dati 2012 non sono ancora disponibili) nella stragrande maggioranza hanno ottenuto il pareggio di bilancio o addirittura dei profitti”.

Ieri, l’assessore all’Economia Luca Bianchi ha annunciato in commissione Bilancio all’Ars un’ispezione amministrativo-contabile nei confronti della Riscossione spa, dopo le criticità finanziarie esposte dai vertici della società. L’assessore ha chiarito che “proprio la volontà di non interrompere l’attività di riscossione in Sicilia obbliga la Regione, in accordo con il socio Equitalia, a ricostituire tempestivamente il capitale sociale”. Una mini-ricapitalizzazione che scongiuri il rischio di paralizzare la riscossione e di portare i libri in tribunale: se ne parlerà nell’assemblea dei soci convocata a strettissimo giro di posta dall’assessore. “Per far fronte al passivo – ha spiegato ieri ai giornalisti Bianchi – è stato fatto ricorso al capitale sociale. E Riscossione spa ha chiesto ai soci altri 14 milioni di euro per far fronte alla situazione. Ora siamo costretti a ricostruire il capitale sociale, che è stato prosciugato”. Un bel paradosso, se la società che deve intascare i tributi diventa a sua volta una voce di perdita per il pubblico.

Toccherà ai tre ispettori incaricati dalla Regione (Rossana Signorino, Salvatore Parlato e Marcello Maisano) ricostruire come si è arrivati a questo punto. Intanto, anche la commissione Bilancio dell’Ars intende continuare a monitorare la vicenda: “C’è una difficoltà strutturale della società, che non gode più di una clausola di salvaguardia come accadeva per Serit, e c’è evidentemente un problema di costi di gestione – osserva il presidente della commissione Nino Dina -. Andremo avanti parallelamente all’ispezione della Regione. Abbiamo chiesto al presidente del cda, dottoressa Cannata, una relazione approfondita. E poiché potrebbero esserci rischi per il personale, abbiamo ricevuto richiesta di audizione da parte di alcuni sindacati, che sentiremo nei prossimi giorni”.


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