30 Settembre 2021, 19:13
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CATANIA – “Il Patto delle Donne per il Clima e l’Ambiente intende contribuire fattivamente al raggiungimento degli SDGs attraverso un piano non solo di climate actions, ma di abilitazione alle climate actions nelle communities delle donne. Come per il Patto per le Donne, le iniziative contenute nel Patto dovranno collegarsi sinergicamente alle attività per la ricerca e l’innovazione, che avranno come principale obiettivo quello del potenziamento del sistema di impresa e delle attività produttive delle
Regioni”.
Nei due anni intercorsi dalla presentazione del Patto delle Donne per il Clima e l’ambiente al Parlamento Europeo (18 marzo 2019) la visione e l’attenzione sul clima e l’ambiente sono diventate sempre più condivise e riconosciute come necessarie.
Il Patto delle Donne per il Clima e l’ambiente, divulgato in Scuole, Università, Amministrazioni Comunali e Regioni ha avuto un ruolo fondamentale, lanciando idee, suggerimenti di metodo, aggregando una comunità di identità e di intenti, contribuendo a evidenziare le potenzialità di una partecipazione attiva.
In questa prospettiva il recente inserimento di molte azioni specifiche nel PNRR, ha fatto decisivi passi in avanti.
Si aprono ora opportunità per promuovere attività secondo le specifiche vocazioni territoriali, il turismo sostenibile, le azioni specifiche di valorizzazione di un’agricoltura rigenerativa e della costruzione di città del futuro capaci di nutrire in modo sostenibile una popolazione mondiale crescente, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio, per sostenere una partecipazione incisiva, per costituire reti, per moltiplicare progetti e forme di impresa, per modificare i nostri stili di vita attraverso la costruzione di nuovi modelli di produzione e di consumo.
Inizia ora una nuova fase, verso una cultura della sostenibilità, attraverso i vettori dell’educazione e della formazione, della cosiddetta “climate literacy”, per costruire una conoscenza comune con la multidisciplinarietà, con la collaborazione e la condivisione, che non è più solo di stimolo verso un’idea e di raccolta di proposte e obiettivi, ma richiede l’organizzazione e la gestione della ricchezza delle competenze e delle reti accumulata in questi anni, volta al fare: integrare, promuovere, sviluppare, facilitare, concretizzare.
Alle esigenze di questa nuova fase, il Patto delle Donne per il Clima e l’Ambiente partecipa alla Precop in preparazione dell’incontro di Glasgow dell’Onu data la molteplicità e la qualità dei e delle sottoscrittori e sottoscrittrici ed intensifica le relazioni con le Istituzioni per avvalersi anche dei risultati conseguiti in termini conoscitivi e di relazioni attivate.
È per noi essenziale ridurre le emissioni di almeno il 55% entro 2030. Si tratta di una soglia indispensabile ad evitare di superare l’aumento della temperatura del Pianeta di due gradi centigradi e si tratta di lavorare sodo per i soli 8 anni che restano per raggiungere questo obiettivo e i 17 previsti dall’agenda 2030, per i quali siamo già 6 anni indietro. Tale target comporta l’adozione di pianificazioni strategiche in materia di produzione e distribuzione di energia pulita e rinnovabile, l’efficientamento degli edifici pubblici e privati, l’elettrificazione del trasporto pubblico e privato, la gestione sostenibile dei rifiuti, la innovazione dei sistemi agroalimentari e di quelle sacche di iniquità e inefficienza che ancora producono fino al 30% di emissioni di gas serra, il riuso nel settore moda. In questo scenario la finanza sostenibile deve essere uno strumento per investire con criteri vocati al benessere e alla prosperità e non più solo a indicatori economico finanziari ma attraverso modelli nuovi, sistemi di incentivi diversi e anche un quadro obbligatorio di compliance agli SDGs. Lo stesso vale per la politica fiscale, che deve essere ridistribuiva per evitare che i costi ricadano sulle persone più povere e più discriminate e per garantire protezione sociale adeguata ai lavoratori delle industrie del carbon fossile. E ancora chiediamo nuovi diritti per i migranti climatici, che sono destinati ad aumentare e i cui diritti invece restano sospesi nel limbo delle maglie giuridiche. Chiediamo l’adozione di modelli di ecologia integrale, che armonizzino tutte le dimensioni della sostenibilità e le implementino anche attraverso fondi dedicati che aiutino a effettuare la transizione, anche attraverso le riqualificazioni professionali e di competenze lavorative verso professionalità verdi.
Bisogna cambiare mentalità, passo, modelli di sviluppo, indicatori per misurare e incentivare lo sviluppo sostenibile, ridisegnando le città, le periferie, le campagne, le interconnessioni tra esse ed infine costruendo una Humana Communitas, come direbbe Papa Francesco, coesa, consapevole e capace di generare impatti significativi sull’unico Pianeta che abbiamo.
Sappiamo che il ruolo delle donne come custodi del Creato è centrale e intendiamo giocarlo fino in fondo.
30 settembre 2021
Prime Firmatarie
Isa Maggi, Claudia Laricchia, Marcella Cannariato, Maria Lippiello, Pina Rosato, Rosaria Nelli, M.Ludovica Agrò, Mirella Ferlazzo, Maria Anna Fanelli, Marta Ajò, Amelia Laura Crucitti, Lucia Lopalo, Tiziana Corradini, Graziella Di Berardino, Laura Gori, Arianna Pigini, Laura Moschini, Giovanna Gabetta, Luisa Galbiati, Rosaria Avisani, Cristian Pagliariccio, Maria Colombari, Sara Roversi, Valentina Lopez, Nadia Palozza Natolli, Luisella Dellepiane, Giuliana La Cognata, Rosalinda Camarda Signorino, Giulia Noera, Lucrezia La Paglia, Luisa La Colla, Marina, Nancy Starvaggi, Margherita Francalanza, Antonella Saeli, Patrizia Cosenza, Rosanna Iacona.
Pubblicato il
30 Settembre 2021, 19:13