PALERMO – Cade l’accusa di peculato. Il finanziere Carlo Pulici è stato assolto dal tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia. La Procura aveva chiesto la condanna a 4 anni di carcere.
Al fianco del pm Principato
Nel 2016 Pulici, quando era il più fidato dei collaboratori dell’allora procuratore aggiunto Maria Teresa Principato, secondo l’accusa, si sarebbe appropriato di un personal computer e di una stampante in dotazione al magistrato.
In realtà, i suoi legali, gli avvocati Enrico Tignini e Fabrizio Biondo, hanno sostenuto che si trattava di materiale obsoleto, ormai da rottamare o da regalare ad associazioni di volontariato. È proprio questo il caso degli oggetti per cui è nato il processo. In ogni caso Pulici non aveva la disponibilità del materiale informatico. Il collegio ha ritenuto che il fatto non sussiste. Solo le motivazioni chiariranno come si è arrivati all’assoluzione.
Gli interrogatori del pentito
La vicenda aveva dato origine ad una più delicata questione. Nel corso delle perquisizioni era saltato fuori un pen drive con gli interrogatori dell’architetto e pentito Giuseppe Tuzzolino. Interrogatori in cui si parlava anche di Matteo Messina Denaro. Le indagini per la cattura del latitante sono state per anni coordinate da Principato, aggiunto a Palermo e poi approdata alla Direzione nazionale antimafia.
Pulici, Viola e Principato si erano ritrovati tutti sotto processo a Caltanissetta per presunte violazioni di segreto d’ufficio. Sono stati tutti prosciolti o assolti (Principato in appello) perché lo scambio di informazioni era stato legittimo e rientrava nella normale interlocuzione fra gli uffici giudiziari di Palermo e Trapani, dove Viola era procuratore.
Un anno dopo si intrecciò una terza vicenda. Pulici era stato denunciato (anche questa storia è stata archiviata) per una questione che coinvolgeva una persona a lui vicina. Nell’ambito dell’indagine Principato era stata sentita come persona informata sui fatti. Al termine del colloquio con i pubblici ministeri di Caltanissetta, il magistrato, secondo l’accusa, raccontò a Pulici alcuni contenuti delle domande. Accusa che non ha retto.