Il partito dei “sempreseduti” | si sdraia su Crocetta - Live Sicilia

Il partito dei “sempreseduti” | si sdraia su Crocetta

Il timore di una disfatta per mano grillina e l'istinto di sopravvivenza hanno prevalso tra i democratici. Che intendono ragionare sulla prossima legislatura senza troppa fretta.

PALERMO – E alla fine, dopo settimane di manfrine, il Pd si sdraiò sul governo Crocetta. Il segretario Fausto Raciti nell’assemblea di ieri ha sotterrato l’ascia di guerra, concedendo ossigeno a un governatore miracolosamente rinato dopo le difficoltà del mese scorso. Niente scadenze, ha sintetizzato Raciti, frenando quanti, chi più chi meno convintamente, continuavano a fantasticare di voto anticipato. Un’ipotesi che almeno come tale resta, ma della quale il Pd, soprattutto il suo gruppo parlamentare, non vuol sentire parlare. “O si governa o si va casa”, è la frase che si è sentita ancora una volta ieri dalle parti del Pd. Ma Raciti ha detto espressamente che la pratica non va affrontata “mettendo una data di scadenza a questa legislatura”.

Più che il furor poté il terror, alla fine. La paura del voto e di una possibile disfatta per mano grillina ha convinto i democratici a più miti consigli. E ognuno si è attrezzato come ha potuto. Le varie anime del partito infatti hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Mettere le mani sul timone, limitando i danni, è la strategia dell’area anche più vicina al segretario, che è sempre più sincronizzato con un Antonello Cracolici in gran forma dopo essere uscito intonso dall’inchiesta sulle spese dell’Ars. Il nuovo capogruppo è apparso particolarmente attivo negli ultimi giorni. È stato lui a presentare la riforma dei liberi consorzi accanto all’assessore Giovanni Pistorio. E sempre lui ha incontrato i sindacati alla stregua di un esponente di governo o di un capopartito. Dopo aver piazzato insieme alla sua corrente un paio di assessori in giunta e ripreso in mano la carica di capogruppo, Cracolici è tornato a giocare nel ruolo di regista, lo stesso che interpretava in tandem con Beppe Lumia nella scorsa legislatura. Lui e Raciti concordano sulla necessità di portare a casa qualche risultato politico dopo questi tre anni fallimentari, svolgendo un ruolo neanche troppo celato di supplenza verso Crocetta. Impostazione in realtà non troppo dissimile da quella di Davide Faraone. Che capita l’antifona circa la scarsissima voglia di voto dei compagni di partito, è tornato al copione dei mesi scorsi: Crocetta non fa, per fortuna c’è il governo nazionale che fa. Su questo spartito si esibiva il sottosegretario sabato annunciando lo sblocco via commissariamento delle opere per la depurazione. E ieri, restando in tema di strategie faraoniane, Raciti ha stoppato sulla possibile candidatura del neorenziano Roberto Lagalla, uno dei papabili candidati in una ipotetica elezione anticipata nella primavera prossima. Insomma, punto e a capo.

Sarà questo l’andazzo dei prossimi mesi. Saldamente aggrappati al proprio scranno, i democratici cercheranno di accelerare quanto più possibile all’Ars (oggi tocca a un’altra legge importante e controversa, quella sull’acqua) tenendo saldi i loro strapuntini in sottogoverno e gabinetti vari, mentre con l’altra mano prepareranno, senza troppa fretta, il dopo-Crocetta. A partire, visto che sul candidato si è ancora in alto mare, dalla costruzione della coalizione, che passa dal patto politico con i “sempreinpiedi”, cioè tutti quei pezzi di centrodestra che hanno già saltato il fosso o si preparano a farlo garantendosi la sopravvivenza. I “sempreinpiedi” da una parte e i “sempreseduti” del Pd dall’altra cercheranno di fermare l’onda lunga grillina rinvigorita in questi giorni dalla trovata mediatica della trazzera. Che ha fatto risparmiare quindici minuti agli automobilisti. E probabilmente ha regalato almeno un’altra quindicina di mesi di vita politica a Crocetta e alla sua tremebonda maggioranza.


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