PALERMO – C’erano tutti. Anzi, quasi tutti. Mancava Rosario Crocetta. “Non sono stato invitato”, precisa il governatore, al quale saranno spesso, durante il pomeriggio, “fischiate le orecchie”. C’erano tutti. A parte lui. C’era il segretario regionale Fausto Raciti, il vicesegretario Mila Spicola, il capogruppo all’Ars Baldo Gucciardi. E ancora, Antonio Rubino, Marco Zambuto, Antonello Cracolici e Mirello Crisafulli. “Anche Confindustria e la Cisl hanno detto che serve una svolta? – commenta il politico ennese – Se lo dicono loro…”.
Una svolta. L’ennesima. Forse l’ultima. Almeno stando alle parole di Raciti. “Ci siamo incontrati, abbiamo parlato. Ed è diffusa, ormai, la sensazione che questo sia davvero l’ultimo tentativo. Se Crocetta non accoglierà la nostra disponibilità, credo che non ci sia più nulla da fare”. La disponibilità di cui parla Raciti è quello di un partito “pronto a mettere la faccia su questa esperienza di governo. Ma deve cambiare tutto: dai rapporti tra Crocetta e la politica, tra il presidente e le parti sociali. E ovviamente tra il governatore e il Pd”.
Da questo punto di vista, il segretario regionale assicura “di non aver cambiato idea rispetto a questo dico da mesi: bisogna rivedere interamente la delegazione del Pd in giunta”. Un’idea a dire il vero che non sembra entusiasmare le altre aree del partito. E mentre l’ex segretario Lupo parla di “incontro positivo che apre una fase nuova per l’unità del partito e per il bene della Sicilia”, Crocetta commenta: “Ritengo – dice il presidente – che l’assenza di una rapprentanza in giunta dell’area dei cuperliani sia un limite per il mio governo. Ma mi fermo lì. Credo sia il partito a dover risolvere i propri problemi. Da parte mia – assicura Crocetta – c’è piena disponibilità al dialogo. Ma non accetterò imposizioni che possano apparire come una sorta di commissariamento”.
Ma Raciti insiste: “Il presidente deve tornare a relazionarsi col Pd nella sua interezza. Non più con le correnti. Il voto delle Europee, poi, ha da un lato caricato il nostro partito di maggiori aspettative, dall’altro sancito un giudizio negativo nei confronti del governo”. Si deve cambiare, quindi. E presto. Già giovedì è previsto un incontro a Roma. Stavolta il presidete ci sarà. Insieme allo stesso Raciti, a Davide Faraone e al vicesegretario nazionale del Pd Guerini. “Bisogna sottoscrivere – spiega Raciti – un vero e proprio patto politico e programmatico. Che non potrà non passare dalla valutazione degli uomini in grado di portarlo avanti”. Anche perché il giudizio su quesa prima parte di legislatura non è affatto positivo. E del resto, arriva dopo quello espresso alcuni giorni fa dallo stesso Faraone (“Abbiamo perso un anno e mezzo”, ha detto il responsabile Welfare del governo Renzi). “Stiamo incontrando delle difficoltà – prosegue Raciti – persino a pagare gli stipendi. Questo è il segnale di una Regione vicina al fallimento. Ed è il frutto della scelta di andare avanti per mesi con un ‘governo del presidente’. Adesso siamo davvero all’utlimo appello”.
Ovviamente il giudizio di Raciti è assai diverso da quello del governatore: “Certamente – ammette Crocetta – su molte cose va impressa un’accelerazione. Ma credo che gli esponenti del mio partito non siano ben informati. In quest’anno e mezzo abbiamo fatto tantissime cose buone, dalla riforma delle Province a quella sulla doppia preferenza di genere, con le quali abbiamo preceduto persino il governo nazionale. Ma diciamoci la verità: finora il Pd non ha fatto altro, ogni volta, che parlare di rimpasto. Come si fa a pensare ai programmi?”. Ma anche il presidente sembra avvertire la consapevolezza di un momento decisivo, di un bivio. “Al Pd e alle altre forze politiche – dice – lancio una sfida: entro l’estate dobbiamo approvare la nuova Finanziaria, la legge sulla semplificazione amministrativa, il testo unico sulle Attività produttive e la riforma dell’acqua pubblica. Se ci riusciremo, potremo parlare di una vera rivoluzione. Confindustria e sindacati chiedono di andare tutti a casa? Io – aggiunge Crocetta – non ho tempo per pormi questi problemi, visto che lavoro 24 ore al giorno. E credo che il mio governo abbia salvato la Sicilia e i siciliani”.
Ma quel governo, al suo partito non piace. “Non accetterò imposizioni – aggiunge Crocetta – ma sono aperto al dialogo. Certamente, mi addolora il fatto che a una riunione dei big del partito, io non sia stato invitato. Sono un dirigente del Pd, un esponente della direzione nazionale del partito”. Nessuna imposizione. Ma il Pd è pronto a chiedere di ritoccare, un’altra volta, quella giunta. Poche settimane dopo la formazione del Crocetta-bis, quello dello strappo. E le correnti del Pd che hanno sostenuto quel governo? A Mirello Crisafulli il compito di sintetizzare quella scelta: “Hanno fatto una stupidaggine”. E abbiamo usato un eufemismo.