CATANIA – È stato pestato. Era il 2018. Calci e pugni in piena faccia all’ombra delle case popolari di via Trieste a Giarre, rione conosciuto comunemente come il ‘Ghiaccio”. Per evitare altre ‘botte’ avrebbe dovuto pagare un pizzo mensile. E magari anche gli arretrati. Poi è arrivato anche il mediatore. L’imprenditore edile Tonino Torrisi si è ribellato a quell’aggressione, non solo fisica ma anche psicologica. L’offerta era di vivere in prigione. Invece è arrivata la denuncia, con il supporto dell’Asaec e poi gli arresti dei carabinieri. Francesco Messina e Tiziano Russo – legati secondo gli inquirenti ai Laudani – e poi Roberto Bonaccorso (il cosiddetto ‘intermediario’) sono finiti in manette e anche condannati. Anche se in momenti diversi. Il processo infatti si è diviso in abbreviato e ordinario. Il rito alternativo è già diventato definitivo con la condanna di Bonaccorso a 3 anni ridotta in appello (con il riconoscimento delle attenuanti) e già espiata.
La scorsa settimana è arrivata invece la sentenza della Corte d’Appello di Catania che ha confermato la pena – severa – a Francesco Messina di 6 anni e 9 mesi e invece nei confronti di Tiziano Russo è stata ridotta a quattro anni, sei mesi e 20 giorni e 1000 euro di multa.
“Le indagini sono tanto più efficaci quanto più tempestiva è la denuncia. La denuncia da parte dell’imprenditore Torrisi e le tempestive operazioni dei Carabinieri di Giarre hanno rappresentano gli ingredienti per una efficace ed efficiente risposta dello Stato alle richieste di pizzo”, ha commentato il presidente di Asaec Nicola Grassi.
Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni. Quasi sicuramente ci sarà l’ultimo scoglio della Cassazione. L’epilogo giudiziario completo è davvero a un passo. “Denunciare conviene”, ribadisce Grassi.
