AGRIGENTO – “La siccità è un problema contingente. Non è la siccità a porre in dubbio la bellezza del territorio che è stata invece messa in crisi da decenni di disattenzione. Dalla seconda metà del Novecento, in Sicilia e in tutto il Sud c’è stato un utilizzo del territorio, modificato soprattutto dal cemento armato, che non è stato utilizzato in chiave artistica, ma speculativa”. Lo ha detto il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, intervenendo al National Award di Taormina dedicato a ‘L’economia della bellezza’.
“I centri storici hanno perso appeal”
“Non parlo dei grandi casi di ecomostri, ma di una sorta di lebbra costante che ha colpito il nostro territorio: tanti centri storici, tanti centri d’arte, hanno perso l’appeal che avrebbero potuto avere per il turismo – ha aggiunto -. E in questi casi, l’economia della bellezza è un ossimoro”.
Il caso Palma di Montechiaro
“L’acqua è un problema, ma non ha assolutamente la gravità di un’attività decennale dalla quale è difficile tornare indietro – ha aggiunto -. Palma di Montechiaro ad esempio è paese devastato da un’edilizia disordinata. La nuova generazione di palmesi, colpiti da un successo turistico parziale perché c’è il palazzo del Gattopardo, la chiesa delle monache e c’è qualche palazzo che ancora mantiene segni di prestigio architettonico, ha cominciato a sviluppare una coscienza diversa e speravano di poter usare il 110 per un’attività di recupero del centro storico, ma non possono perché gli immobili sono abusivi – ha spiegato il prefetto Romano -. Le norme dicono che l’abuso edilizio o lo abbatti o diventa del Comune, in tutti e due i casi gli esiti a Palma sono impossibili perché il paese ha 70% degli immobili abusivi”.
Una via d’uscita
“Si deve pensare a una nuova normativa che prevede dei piani di recupero guidati da professionisti, da una cabina di regia centrale, che in 30-40 anni, utilizzando l’economia privata, ridia luce e dignità. Non si può pensare che il comune divenga proprietario del 70% degli immobili e abbia i soldi per aggiustarli. E poi per farne cosa? Serve una riflessione”.