CATANIA – E’ una spada di Damocle che continua a pendere sulla testa di tutti i catanesi nonostante il piano di riequilibrio. O malgrado questo. L’ombra del dissesto finanziario continua a impensierire, alla luce dei tagli nei trasferimenti e della difficoltà di riscossione delle entrate proprie da parte dell’Ente. Ma soprattutto per via di alcune criticità che, sebbene segnalate da anni dalla Corte palermitana, continuano a pesare sui conti del Comune.
L’ultima relazione semestrale da parte dei magistrati contabili consegna la fotografia di una situazione ancora critica, preoccupante. Debiti fuori bilancio, residui attivi, riscossione praticamente inesistente e condizioni delle società partecipate fanno ancora tremare gli uffici della ragioneria. Aspetti noti dei conti di Palazzo degli Elefanti, che non sembra particolarmente allarmato.
Questo ci riferisce l’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando, che replica a quanto segnalato dalla Corte, evidenziando come il Comune sia in linea con quanto scritto nel piano di riequilibrio, come riportato dagli stessi revisori dei conti nella relazione dello scorso 14 agosto 2015. Anzi, evidenziando come quei 55 milioni segnalati nella precedente relazione semestrale della Corte dei conti, non esistano e quindi, non possano inficiare il piano stesso.
“La relazione inviata alla Corte dai revisori – afferma Girlando – evidenzia come l’andamento relativo al primo semestre dell’anno 2015, risulti in linea con il Piano di riequilibrio, nonostante la riduzione dei trasferimenti, e questo in ragione del maggiore risparmio che abbiamo realizzato. Finalmente poi – continua – è stata fatta chiarezza in relazione a quanto emerso nella relazione relativa all’ultimo semestre del 2014 riguardo ai 55 milioni di nuovi debiti non inseriti nel piano. Questi importi – sottolinea – sono stati finanziati prima del piano di rientro per la maggior parte”.
Insomma, stando alle parole di Girlando non ci sarebbe alcun impatto negativo sul Piano. Ma la Corte segnala tante criticità che sembrerebbero far intendere il contrario. In particolare per quanto riguarda la massa debitoria del Comune e la situazione delle società partecipate, di cui “manca ancora la nota informativa relativa a ogni azienda”, scrivono i giudici. Riguardo quest’ultimo punto, i magistrati segnalano la mancata attuazione del Piano di riordino delle partecipate – che sarebbero dovute diminuire da 23 a 7 – che definiscono “un importante strumento per il contenimento della costi nella misura in cui le azioni di mantenimento/dismissione, poste in essere quale risultato di adeguate analisi aziendali e di valutazioni comparative, riescano effettivamente a incidere positivamente sugli equilibri di bilancio e, in questo contesto, sul piano di riequilibrio finanziario in termini di capacità di liberare risorse finanziarie per far fronte agli impieghi dell’Ente”.
Un chiaro invito a procedere con la razionalizzazione delle società partecipate dal Comune che potrebbe rimettere in circolo liquidità e somme importanti. Eppure, dopo l’approvazione in Giunta lo scorso marzo 2015, del Piano non si è più parlato. “Il Piano di riordino – sottolinea l’assessore – sarà presentato in Consiglio non appena l’assemblea discuterà il nuovo contratto di servizio con Sostare: noi abbiamo esitato l’atto – aggiunge – e stiamo aspettando il parere dei Revisori”.
Girlando replica anche alla bassa, “bassissima”, crive la Corte, capacità di riscossione dei tributi da parte del Comune: una percentuale quasi ridicola, che, l’assessore assicura cambierà con l’approvazione dell’atto deliberativo presentato dallo stesso in Giunta lo scorso mese di febbraio e per il quale, il parere dei Revisori, è arrivato la scorsa settimana. “Il sistema nuovo – afferma il rappresentante della squadra guidata da Enzo Bianco – consentirà una maggiore riscossione”.
L’assessore si sofferma, poi, sul disavanzo di amministrazione per l’anno 2014 e sulla gestione finanziaria passata da 143.401.273,51 euro del 2013 a 169.706.813,80 nel 2014. Quasi 26 milioni che la Corte si chiede come verranno coperti. “Secondo gli strumenti a disposizione – afferma Girlando che evidenzia come l’esistenza del disavanzo non sia certo una sorpresa, dal momento che è certificato nel bilancio consuntivo del 2014 già approvato dal senato cittadino. L’assessore spiega poi l’origine: “Queste somme derivano dalla rinegoziazione dei mutui decisa dalla Giunta Stancanelli – spiega – che ha consentito al Comune di abbassare la rata di circa la metà (allungando i tempi di restituzione a 30 anni n.d.r.) ma che ha comportato l’aumento del disavanzo “derivato per il 90 % – continua – dalla necessità di vincolare la somma risparmiata”. Una situazione, comunque, che non sarebbe legata al Piano di rientro.
La vera spada di Damocle, per l’assessore, è rappresentata dal taglio dei trasferimenti che starebbe mettendo in ginocchio molti enti locali. Quest’anno, al Comune di Catania, sono arrivati venti milioni in meno. “Questo rappresenta il vero vulnus – conclude Girlando – e non solo per la città di Catania”.