Il pusher al servizio del clan| "Prendo un panetto per babbiare..." - Live Sicilia

Il pusher al servizio del clan| “Prendo un panetto per babbiare…”

Lo spacciatore entrò in azione in via Scaglione. Ma arrivò la polizia.

BRANCACCIO - LE INTERCETTAZIONI
di
2 min di lettura

PALERMO – Voleva soldi liquidi, “qualche carta da cinquanta euro da acchiappare a settimana”. Pietro D’Amico, finito agli arresti domiciliari nel corso del blitz della squadra mobile e della Finanza, che ha azzerato il clan di Brancaccio, si era così proposto come pusher. Il suo interlocutore, Santo Carlo di Giuseppe, si era messo a disposizione e, in realtà, aveva precisato: “Te lo volevo dire io. Te la prendo io e te la sbrighi tu”.

Insomma, aveva espresso massima fiducia nei confronti dell’aspirante spacciatore, con il quale aveva conversato a lungo per raggiungere l’accordo. Il dialogo è stato registrato dalle microspie che hanno contribuito ad accertare le dinamiche della cosca gestita dal boss Pietro Tagliavia. D’Amico si propone, precisa di avere competenza nello “steccare” e ipotizza guadagni:

D’Amico: ma dimmi una cosa, parrì  a titolo di informazione,
ma se io, per dire, mi voglio prendere una panetto … E ci voglio
babbiari, dico c’è problema? No, vero?
la vuoi fare una cosa?
Di Giuseppe: eh.. dammi una mano te lo dovevo dire io, la prendo io, te la sbrighi
tu per babbiare perché così ce la leviamo
D’Amico: e quando me la porti?
Di Giuseppe: domani te la porto. Chi viene viene è il mio posto
D’Amico: perché te lo sto dicendo, perché non può essere più, ma che la minchia. Non può essere più.. Qualche carta di cinquanta euro si deve acchiappare a settimana., e non può essere. Parrì vedi che domani ti aspetto vero per questa cosa, io già l’ho steccata già tutta.. tu pure sei capace a steccare! Avevo una panetto di fumo, io ci stacco quattrocento euro, quattrocento euro di stecche ci bastano? Quattro e venti quattro e trenta, io lascio duecento euro pulite, cento per te e cento per me, dici una panetta quanto è venti? Il fumo per noi però dobbiamo averlo il fumo per fumarlo”.

D’Amico aveva cominciato a spacciare l’indomani. In base a quanto accertato durante le intercettazioni, nei pressi di via Simoncini Scaglione, una zona interessata, in quegli stessi giorni, da assidui controlli e perquisizioni da parte della polizia, tanto da far temere al clan il peggio. “Minchia, l’esercito ho avuto!”, aveva riferito il pusher a Di Giuseppe. Quest’ultimo si era recato lì per controllare quanto D’Amico avesse guadagnato: “E ti hanno perquisito? Hanno trovato qualcosa?”.No – lo aveva tranquillizzato – ma che dovevano trovare!”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI