Il silenzio sugli innocenti - Live Sicilia

Il silenzio sugli innocenti

Mazzettopoli e le poche mosche bianche
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La notizia è sempre l’uomo che morde il cane. La notizia – nel caso nostro – non riguarda soltanto un possibile vasto giro di prebende e denaro, ben oliato nei suoi meccanismi, su cui la magistratura sta indagando. E’ l’evento atteso dalla immoralità corrente.  L’eccezione – ascoltando il vento che spira da Palazzo di giustizia – starebbe nell’onestà di alcuni (pochi) dirigenti della burocrazia regionale. Talmente onesti da risultare scomodi. Tanto scomodi da meritarsi un trasferimento. Per dirla in soldoni: degli autentici “rompicoglioni”. Piergiorgio Ingrassia, figura cardine della Vitranopoli, avrebbe raccontato di almeno un personaggio “inflessibile”, un garante non desiderato. L’unica? spostarlo ad altro ufficio, affinché non si mettesse in mezzo. L’agenzia Ansa conferma in un lancio lo scenario: “Dalle indagini, sono emersi i nomi di alcuni funzionari e dirigenti che sarebbero stati “impermeabili alle pressioni dei politici””. L’impermeabilità, nel codice siciliano del quieto vivere, è un reato grave cui si comminano sanzioni pesanti. Si va dal trasferimento, alla minaccia, alla pena di morte.

Le prime pennellate del quadro lo lasciano intravvedere desolante. Un sistema, una greppia, un mondo interscambiabile e interconnesso, perfettamente autosufficiente, capace di prevedere relazioni utili, se non illegali, improntate al principio del privilegio di casta e di favore. E, sotto il livello della mazzetta, dei soldi che scorrono a fiumi, l’Isola affamata, irredenta, stracciona. Gli ultimi numeri Istat disponibili sono da disperazione. La Sicilia ha perso 24 mila posti di lavoro. Il dato viene fuori dalle ultime tabelle sulla situazione occupazionale in Italia, raffrontando le serie storiche del 2010 e del 2009. A fine 2010 gli occupati nell’Isola risultano pari a un milione 440 mila, a fronte del milione 464 mila dell’anno precedente: dunque con un saldo negativo di 24 mila occupati. Ci confermiamo conferma “maglia nera” in Italia, con un tasso di disoccupazione del 14,7 per cento, ben 6,3 punti in più della media nazionale (8,4 per cento).

Sopra la testa di inermi e miserabili, una classe di ghiottoni che apparecchia la tavola con pietanze sempre più ricercate. E le inchieste c’entrano fino a un certo punto. Illuminano di striscio territori e personaggi che appaiono perfino più esecrabili e moralmente malmessi di quanto le carte raccontino. Ci sono specialisti del traffichismo che sanno danzare leggeri al confine tra il lecito e l’illecito, quando non mettono un piede in fallo, quando non cascano nella rete. Nell’andazzo generale, un manipolo di votati al martirio tenta di far marciare le cose nel verso giusto, nel senso delle leggi e dell’etica. E costoro vengono sminuzzati. Sono gli imprenditori che denunciano la mazzetta. Sono i funzionari che si oppongono al malcostume. Devono essere ricordati e sostenuti. Servono risposte istituzionali di plauso e di incoraggiamento. Non è più ammissibile l’omertà che diventa connivenza. Non è più il tempo del silenzio sugli innocenti.


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