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Il sindaco assessore

La candidatura
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Tutto può succedere tra il cielo, la terra e le stelle, tranne che Raffaele Lombardo parli così, tanto per parlare. Rileggiamolo, a proposito delle elezioni venture: “Penso a persone capaci come gli assessori Chinnici, Armao e Massimo Russo. Quest’ultimo, in particolare, dopo aver risanato la sanità potrebbe essere pronto a raccogliere la sfida di misurarsi nelle macerie in cui è ridotta la città di Palermo”. Mirabile tecnica raffaelita. Il nome te lo butto lì, alla fine. Lo confondo. Certo, Armao. Certo, l’assessore Chinnici. E Russo? Bè, lui potrebbe sempre raccogliere la sfida delle macerie. En passant. Intanto lo affermo. Domani potrò dire, magari, che era una burla. Per inciso, il presidente raggiunge due traguardi della comunicazione. “Lancia” il suo pupillo. E promuove la riforma della sanità.

Dobbiamo considerarla seriamente la frase del governatore. E’ l’anticamera di un trampolino. Massimo Russo, di suo, ha capito velocemente che sarebbe stato impossibile occupare a lungo la poltrona senza un’adesione all’origami politico-autonomista. E si è, fisicamente, avvicinato alle posizioni lombardiane. Da tempo, si chiacchiera di un suo impegno per il Comune di Palermo. L’assessore alla Sanità è uomo ambizioso – dobbiamo riconoscerlo – in senso nobile. E’ convinto di avere delle missioni da svolgere. E questa, in un universo di parassiti, è una qualità. Analizzando alla buona la psicologia, di missione impossibile in missione impossibile: dopo la sanità cosa rimane? Salvare Palermo. Naturalmente, i risultati non sono mai garantiti dalle buone intenzioni.

E sarebbe una candidatura forte. C’è una parte del popolo che – per reazione al berlusconismo – ha l’istinto di votare i magistrati all’istante. Ecco l’operazione De Magistris in salsa panormita. Non Ingroia. Massimo Russo.
Che sta fieramente sulle scatole a molti dei suoi ex simpatizzanti, soprattutto nel Pd.  Con impareggiabile astuzia, Raffaele Lombardo ha tirato fuori quel nome, come deterrente, prima che come ipotesi concreta. Il Pd potrebbe rifiutarsi di appoggiare il magistrato prestato alla politica, pur detestandolo? Non c’è che dire. Il presidente, i suoi conti, li sa fare bene.


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