PALERMO – Una storia di abusi sessuali e degrado si conclude con una condanna ad un anno e quattro mesi di carcere. Nel 2020 arriva una telefonata al 118. C’è una ragazzina che sta male alla Zisa. Ha dei forti dolori all’addome e al basso ventre. Sul posto giunge un’ambulanza. A bordo del mezzo salgono la minorenne e la mamma. Un soccorritore decide di eseguire una visita ginecologica. Non è un medico, non ha alcuna competenza.
Quando la ragazzina e la madre arrivano al pronto soccorso dell’ospedale Civico raccontano cosa è successo. Parte una denuncia dalla stessa direzione della Seus. Il soccorritore, di cui non facciamo il nome perché c’è una possibilità, seppure remota, di risalire in qualche modo all’identità della minorenne, si difende: non aveva alcun interesse sessuale, voleva davvero aiutare la ragazza i cui familiari si sono costituiti parte civile al processo con l’assistenza dell’avvocato Alessandro Musso.
Il pubblico ministero Carmela Romano non crede alla sua tesi difensiva. Considera l’incredibile gesto al pari di una masturbazione e chiede una condanna pesante. Il giudice per le indagini Filippo Serio ha inflitto all’imputato un anno e 4 mesi di carcere, con l’interdizione in perpetuo dallo svolgere lavori uguali o simili al suo vecchio incarico. Il fatto, però, è stato ritenuto di lieve entità, tanto da ottenere la sospensione condizionale della pena dietro il pagamento di una provvisionale per il risarcimento dei danni.